Addio a Mino Raiola, l’uomo che ha incarnato l’evoluzione del mestiere di procuratore. Da semplice mediatore a manager di potere, spregiudicato nelle trattative, aggressivo, determinante, discusso, capace di spostare a suo piacimento i principali campioni – da Pogba a Ibrahimovic, da Bergkamp ad Haaland – secondo la convenienza sua e dei suoi assistiti. Era una superstar, al pari dei suoi stessi calciatori. Con Raiola si è arrivati all’industrializzazione delle scuderie dei calciatori, fino a diventare un caso per tutto il calcio internazionale. Secondo Forbes era arrivato a guadagnare 85 milioni di euro in mediazioni in un solo anno. E il prestigioso Financial Times gli dedicò un reportage lunghissimo sul suo magazine. Oltre tre miliardi negli ultimi dieci anni finiti nelle casseforti delle grandi agenzie, I grandi procuratori oggi inghiottono una quota eccessiva della ricchezza globale del calcio. Raiola era il calciomercato fatto persona. Con tutto quello di discutibile che c’è intorno…
DA CAMERIERE A SUPERSTAR DEL CALCIOMERCATO
Era il calciomercato fatto persona. E’ morto all’ospedale San Raffaele di Milano, Mino Raiola, uno dei più potenti, ricchi e sicuramente il più famoso e discusso dei procuratori sportivi. La sua morte, dopo i falsi annunci dei giorni scorsi, è stata stavolta resa nota dalla sua stessa famiglia sui social network.
Raiola era nato 54 anni fa a Nocera Inferiore, la sua famiglia era emigrata in Olanda con lui piccolissimo. Da ragazzo Mino farà il cameriere nel ristorante di famiglia ad Haarlem.
Comincia a praticare il calcio fin da subito come allenatore e dirigente del settore giovanile dell’ Haarlem, e da lì inizia a frequentare i calciatori, soprattutto quelli che poi diventeranno campioni. Non è certo il primo procuratore della storia del calcio, ma lui iperprofessionalizza e in seguito addirittura industrializza il mestiere di manager. Diventando un personaggio chiave nel calcio di oggi.
IBRAHIMOVIC E I PIU’ GRANDI CAMPIONI
Raiola molto velocemente arriverà a fare, dagli anni 90 in poi, il procuratore per i più grandi, cominciando con Brian Roy al Foggia per poi proseguire con Bergkamp, Jonk, Nedved, Ibrahimovic, Robinho, Balotelli, Pogba, fino a Mkhitaryan, Verratti, Matuidi, De Ligt, Kean, Manolas, Romagnoli, Lozano, Donnarumma, Haaland e centinaia di altri ancora. Una bella fetta dello star system del calcio nelle sue mani.
Spregiudicato, sempre in prima linea, protagonista, aggressivo, mai nell’ombra, abile e furbo negli affari, avido di denaro, capace di scontri feroci con i dirigenti, ha fatto straordinariamente gli interessi dei suoi assistititi – per questo era così ricercato e ambito – e anche i suoi personali. Poliglotta, amico e confidente dei campioni – particolarmente fin dalla più giovane età, Ibrahimovic, in cui si intravedono gli stessi spigoli caratteriali – le mediazioni lo avevano reso ricchissimo.
L’INCREDBILE AFFARE POGBA E LA SUPERMEDIAZIONE
Insomma un uomo da scontro diretto, ma ben presto anche di potere a sua volta. Con entrature e rapporti fortissimi dentro i club stessi, a cominciare da Milan e Juventus in Italia. Pogba, suo assistito, arrivò alla Juve dal Manchester United a parametro zero (2012) e ripartì (2016) sempre per il Manchester United per 105 milioni, di cui 27 per la sua mediazione. Sempre in tv e sui giornali, titoli cubitali, polemico, diretto e senza peli sulla lingua, spregiudicato, Mino Raiola da umile comparsa nel calcio era diventato una vera e propria superstar del football mondiale. Nel 2016 il prestigioso Financial Times gli dedicò un servizio lunghissimo sul suo magazine.
RAIOLA, MENDES E BARNETT I PROCURATORI PIU’ POTENTI
Con Raiola e tanti altri procuratori diventati potenti come lui, il mestiere di agente è diventato centrale nel mondo del calcio. Sono i personaggi che di fatto gestiscono in prima persona il mercato dei calciatori, sostituendosi ai vecchi direttori sportivi di una volta. Una bella fetta di potere si sposta nelle loro mani e addirittura sono loro, i grandi procuratori come Raiola, Mendes, Barnett, a gestire sostanzialmente il “cartellino” stesso dei giocatori, sostenendoli fin dalla giovanissima età, fino a formare vere e proprie scuderie, la cui gestione diventa globale. Spesso strumentale per la moltiplicazione degli affari stessi.
UNA RICCHEZZA SMISURATA, UN PROBLEMA PER LA FIFA E IL CALCIO
Lo strapotere economico, commerciale e politico dei procuratori è oggi considerato uno dei problemi più grandi del calcio internazionale. I procuratori oggi inghiottono una parte importante, ma soprattutto eccessiva della ricchezza del calcio. Nel 2020 Raiola aveva guadagnato 84 milioni di euro in commissioni, Mendes, il procuratore di Ronaldo, 104, e Barnett – l’uomo forte del calcio anglosassone – addirittura 142. La Fifa ha calcolato che nel 2021, 444,7 milioni di euro sono finiti nelle tasche dei procuratori, negli gli ultimi dieci di calciomercato mondiale addirittura il costo delle mediazioni è stato di 3,1 miliardi. Una quantità immensa di denaro, con tutto quello di discutibile che può esserci dentro.
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Qualche giorno fa è morto Davide Reboli, capo ultras dei tifosi del Piacenza poi, la morte di Mino Raiola entrambi ricordati come esempi di fare il “tifoso” il primo e di “fare” i soldi il secondo. Ma anche no. Due individui sicuramente protagonisti nei loro settori ma ci vuole coraggio. Reboli un energumeno fascistoide e Raiola un molto disinvolto uomo di affari. Facile per me dire che era meglio quando andava peggio e i pali delle porte erano le giacche e il pallone quasi quadrato. Ora se non hai le divise con le firme non ti muovi nemmeno di casa. Ora, avere solo la via di mezzo mi andrebbe bene ma non c’è, inghiottita dal progresso.
Tutto quello che ha fatto Raiola e i suoi lauti guadagni sono frutto del suo lavoro. Le società di calcio e i giocatori ne hanno anche tratto dei benefici. Qualcuno avrà pagato magari cifre esorbitanti…peggio per loro
Ragazzi, ma il panegirico ad un personaggio come Mino Raiola non lo vogliamo fare? Un genio del male, un satanasso, che ha costruito un castello da mille e una notte sfruttando la dabbenaggine di presidenti totalmente incompetenti e idioti e il giro di faccendieri che girava loro intorno, pronti a raccogliere da terra gli avanzi dei sontuosi banchetti che il buon Carmine apparecchiava. Il bravo Mino cominciò con un primo colpo, il contratto di Bryan Roy al Foggia firmato col Re del Grano (!!!) Pasquale Casillo, quindi un primo ricco giro di calciatori olandesi (Bergkamp e Jonk a Moratti e Rijkard al Berlusca), ma poi si è allargato un po’ su tutti i mercati, mettendo in carniere alcuni colpi particolarmente succulenti: Nedved, Pogba, il crack Haaland, De Ligt, De Vrij, Dumfries, Miki, Lozano e Ibra, e tra gli italiani Donnarumma, Balotelli, Kean, Verratti, Romagnoli, Jack, Pinamonti, Luca Pellegrini, Calafiori, nonché Hamsik e Insigne (ora non più con lui). Era specialista del lancio di giovani calciatori dei Paesi Bassi (da Kluivert jr a Gravenberch, Malen, Mazraoui, Boadu), Bassi solo di nazionalità, ma Alti di contratto e relative percentuali. Certo qualche toppa l’ha data anche lui (Manolas, Fares, Vink, Kreek, Mastour e gli ex-gioiellini Macheda e Ciano), ma in genere ci vedeva lungo sulle doti dei suoi assistiti.
Ma il problema non è tanto questo, quanto l’impossibilità di tassare correttamente, da parte dei governi europei, questo mostruoso flusso di denaro; infatti dovete immaginare che quella avventura cominciata con la sua prima società, la mitica Intermezzo, oggi è diventata una costellazione di Ltd, con sedi sparse nei più noti paradisi fiscali del globo, Montecarlo, Cipro, Malta, Irlanda ecc. ecc. Diverse sono infatti le società che rientravano sotto la sua gestione, come la Best Kick, la Topscore, la ISport, la Uuniqq, la Sportman e la Blue Brands. Ora saranno probabilmente gestite dal cuginetto Enzo, che avrà il suo bel daffare per difendere il parco dei giocatori assistiti dalle fauci degli agguerritissimi competitors. In primis il portoghese Jorge Mendes (CR7, Di Maria, James Rodriguez Bernardo Silva, Ederson, Cancelo), ma anche l’inglese Jonathan Barnett (Bale, Niguez, Pickford, Sczcesny, Trippier, Grealish), il tedesco Volker Struth (Kroos, Goetze, Reus), e per il mercato italiano Federico Pastorello (Lukaku, ecc.). Auguri Enzo e tanti contratti milionari anche in assenza del compianto Carmeniello, la complicità di tanti presidenti e direttori sportivi ti garantisce che il fenomeno per ora non è destinato ad estinguersi.
Mettiamola così, la prematura scomparsa di Gino Strada mi ha addolorato di più.
Ecco…
Ecco…cosa?
Non concordo con tutto questo moralismo, presente in dosi massicce sia nell’articolo che nei commenti. Raiola s’è mosso, meglio di altri, all’interno di un sistema che gli ha consentito di guadagnare tonnellate di quattrini, per lui e per i suoi assisti. Sistema del tutto lecito e legale.
Tutto questo non piace? Ci si rivolga alle autorità politiche (sportive e non) e le si chieda di cambiare. A me lo strapotere dei procuratori non piace, ma non posso giudicarlo immorale in assenza di una normativa che ne limiti gli spazi di manovra.
Sulla persona ho poco da dire. Ammiravo il suo essersi “fatto da solo”, meno il suo modo di porsi nei confronti dell’interlocutore, le poche volte che l’ho visto in TV. Tuttavia, i sentimenti di affetto e amicizia sempre rivendicati dai suoi assistiti denotano che, almeno nei loro confronti, mostrava un’umanità non percepita all’esterno.
Era giovane, diamine: 54 anni sono nulla (credevo ne avesse di più). Pace all’anima sua.
Credo che Mino Raiola sia stato uno dei più grande nel suo mestiere perché oltre ad avere avuto la capacità di gestire al meglio le carriere e le fortune dei grandi campioni è riuscito come nussun altro a gestione in modo egregio, cosa ben più difficile , le carriere di quei calciatori che apparteneva invece alla schiera dei cosiddetti mezzi campioni, alle mezze promesse rimaste tali ed ai tanti mistieranti della pelota che avevano affidati a lui il proprio destino. Il caso più emblematico è quello, forse, di un certo Balotelli, calciatore discusso e praticamente finito già dieci anni fa ma che sotto le ali protettrici del grande Mino è riuscito comunque a strappare ingaggi da padreterno girovagando tra innumerevoli squadre, a volte anche blasonate. Il ricordo personale che mi lega a questo discusso personaggio, intendo Mino, è datato qualche anno fa, quando, in piena campagna acquisti , si era recato a Benevento per sponsorizzare personalmente l’ingaggio di un suo assistito, tale Iago Falche, il quale dopo una onorevole carriera in serie A in varie squadre come Torino, Roma, Genova ect, era da qualche anno in palese ed evidente declino. Ricordo che restò in città si o no una mezza giornata, tempo sufficiente però a strappare, con grande maestria, un suntuoso contratto per il suo assistito. Per la cronaca in quella stagione il buon Iago fu per i tifosi un autentico oggetto misterioso, tanto da disputare solamente pochissime partite, tra un infortunio e l’altro.
Per come la vedo io ci sono individui che vanno oltre alla giusta ambizione di diventare famosi o anche ricchi e nella loro sete di potere e avidita’ danneggiano la comunita’ piu’ di quanto la aiutino. In questi casi l’unica certezza della nostra vita e’ oggettivamente un aspetto positivo.
Personaggio discutibile che ha contribuito a spingere a livelli estremi costi ed ingaggi ed è quindi responsabile per la sua parte della crisi globale in cui versa al momento il 90% del calcio mondiale.
Ci sono anche molte cose non chiare attorno al giro enorme di soldi che governava, su cui andrà fatta prima o poi chiarezza. Per molti aspetti l’incarnazione della strada sbagliata presa dal movimento, e del male che può girare attorno ad una visione troppo economica del fenomeno sportivo, e da cui dobbiamo tornare indietro velocemente pena la catastrofe….
Francamente non una gran perdita per l’umanità…. notevole per i suoi assistiti, soprattutto annataccia per Gigio….
Completamente d’accordo, Leo!
Purtroppo la legislazione e la normativa attuali sono del tutto inadeguate e manca (soprattutto) la volontà politica di contrastare il fenomeno: la mangiatoia è ricca ed appetitosa e ben pochi ne vogliono la scomparsa o il ridimensionamento…
Ciao.
In assenza di un tetto salariale o di altre limitazioni al mercato o di incapacità negoziale, da un punto di vista economico è assolutamente normale che i detentori di talenti scarsi (i top players) si approprino di gran parte del valore creato dal sistema.
I procuratori sono solo un elemento che olia questo meccanismo di mercato. Si prendono una bella fetta del denaro che scorre, è vero, ma né più né meno ingiustamente di qualsiasi altro intermediario. Chi ha stabilito che la loro fetta è “eccessiva”? A quanto pare squadre e calciatori ritengono che valga la pena pagarli certe cifre.
Tutto nasce dal fatto che abbiamo una minuscola percentuale della popolazione mondiale dotata di abilità motorie uniche anche se essenzialmente “inutili” per scopi produttivi primari, per assistere alle quali la suddetta popolazione mondiale è curiosamente disposta a pagare nel complesso cifre allucinanti. E in molti casi a farsene addirittura una ragione di vita.
Se uno volesse proprio fare il moralista, dovrebbe partire da qui, non dai procuratori. Dall’inanità culturale e spirituale delle grandi masse.
È moralmente giusto che le fraccate di milioni vadano a un “giovane inacculturato” (ciao RD!) in pantaloncini che sa saltare trenta centimetri in più e con più tempismo del resto dell umanità invece che, per dire, a una scrupolosissima infermiera che si fa il mazzo in corsia?
Forse no, forse sì, per me no ma ci sono argomenti per entrambe le posizioni, ma su queste domande in genere sorvoliamo.
Raiola nel suo mestiere è stato un genio e un grande talento. In questo cesso di mondo, personalmente è uno degli ultimi da cui partirei per fare grandi crociate morali(stiche). Per una crociatina, che non si nega mai a nessuno, parlerei di altro, chessò, della casta dei notai. Gente che si appropria di fette importanti di tutte le transazioni, esattamente per quali “meriti”? Nessuno: solo per via di restrizioni interamente artificiali e “man-made”.
Ciao Mino, RIP.
Solo che i notai per superare un concorso che è assieme a quello per ambasciatore, il più difficile in assoluto devono studiare oltre all’università un altro tanto almeno e sono persone preparatissime altro che inacculturati predatori, inoltre non solo pagano fior di tasse sul loro reddito , ma veicolano allo stato italiano montagne di soldi, molti non sanno che l80% della parcella che pagano al notaio sono tasse e imposte, il resto se va bene è onorario su cui ovviamente il notaio paga le proprie tasse.
Proprio i notai li lascerei perdere, in quanto a preparazione competenze non hanno eguali.
Stavo per scrivere una cosa che doveva suonare più o meno così, ma non ci sono riuscito. Quando ho letto quello che hai scritto tu, mi sono sentito totalmente rappresentato. Vorrei solo parlare del sentimento di amicizia e complicità che tutti (o quasi tutti) i suoi assistiti nutrivano per lui. Il capitalismo fa schifo? Si, ma chiunque di noi, quasi tutti comunque, cambiamo posto di lavoro per una posizione e uno stipendio migliore. Ma l’amicizia, quella vera, rimane un valore importante e prezioso.
Che la terra ti sia lieve Mino, 54 anni sono pochi.
Mi associo a Boris, il commento di scusameri è perfettamente condivisibile: non è certo di Raiola (RIP) o di Mendes (che pare non stia benissimo neppure lui) o dei loro colleghi se si vive un sistema perverso e ingiusto che paga non dico un CR7 o un Hamilton o un Federer, che si potrebbe anche comprendere, ma anche un qualsiasi mestierante del Calcio maggiore o della NBA o di svariati altri Sport mille volte più di un medico o di un infermiere o di un insegnante.
I procuratori fanno legittimamente il loro mestiere negli interessi economici e professionali dei propri assistiti, dovrebbe essere il sistema politico-normativo a calmierare gli scandalosi guadagni degli uni e degli altri.
Di Raiola non parlo, al di là del dispiacere per la morte di una persona non credo che dovremmo dare tutta questa importanza ai procuratori.
Piuttosto, volevo chiedere al fenomeno di Leopoldo cosa pensava di Napoli-Scansuolo
Considero Mino Raiola, nonostante L’ agiografia che ne hanno fatto di lui i pasdaran dell’ ultra liberismo e del mercato, un personaggio negativo per il calcio. Quello che dice Bocca sulla sua evoluzione professionale è vero ma rimane la sua arroganza, prepotenza , volgarità, L’ aver creato un sistema di potere che sopraffaceva tutti gli altri attori in campo . Altro che liberò mercato. A parte di aver determinato una superfetazione di costi di cui pochi, ovvero lui e pochi altri hanno beneficiato. I calciatori anche, forse rendendoli più irresponsabili ed arroganti. Il bello è, che nonostante quello che di esaltante dicevano di lui i suoi agiografi, di interpretare lo spirito animale del capitalismo estremo lui neppure lo sapeva o se ne rendeva conto e, probabilmente, se L’ avesse saputo se ne sarebbe fregato altamente.
Non direi, sai, se tratti affari da milioni di euro sai bene quale parte interpreti, anche se ti piace continuare a sembrare un paesano terrone, magari per camuffare la tua maggiore preparazione, benché non accademica ma stradaiola.
Saper maneggiare il denaro non necessita obbligatoriamente di modi e vestiti alla Massimo Ruggero & Dominic Morgan in Diavoli, come qualsiasi studio su mafia, ‘ndrangheta e camorra insegna.
Bravo