Il calcio del sessismo e del patriarcato. Un caso di revenge porn alla Roma in cui a pagare è la donna vittima, licenziata per incompatibilità mentre il calciatore viene salvato. Portanova continua a giocare nella Reggiana nonostante una condanna a 6 anni per stupro in primo grado: secondo la giustizia sportiva non ci può essere una radiazione prima di una sentenza penale definitiva. Che arriverà chissà tra quanto. L’ipocrisia è quella del calciatore-assett che va comunque tutelato, mentre per la donna abusata basta agitare un ramo di mimosa l’8 marzo
IL CALCIO DEL SESSISMO E DEL PATRIARCATO
Un caso di revenge porn e un caso di stupro, il calcio incontra la cronaca giudiziaria dei reati più odiosi perpetrati contro il corpo della donna. Il calcio è sessismo per costume e patriarcato per definizione. C’è un intero dizionario che lo dimostra da “tirar fuori gli attributi” a “squadra maschia”. Un classico luogo comune in voga dall’epoca giurassica a oggi diceva e purtroppo dice ancora: “Il calcio non è sport per signorine”. Magari lo fosse sul serio, perché così è molto peggio.
Nello spazio di 36 ore ci arrivano due notizie che ce lo dimostrano e che ribadiscono quale sia la considerazione della donna in certi ambienti. Ben al di là dell’otto marzo in cui tutti sono capaci di agitare ramoscelli di ginestra in maniera spudoratamente ipocrita. E poi all’atto pratico calpestare i diritti della donna.
Dunque, vado in sintesi con le due notizie che più che interdetti lasciano addirittura indignati.
REVENGE PORN ALLA ROMA
Notizia n. 1. Una dipendente della Roma presta il suo cellulare a un giocatore della primavera perché chiami il suo agente. Questo non si limita solo alla telefonata, ma si impiccia della gallery di foto e video e trova un filmato di un incontro intimo della donna impiegata nella stessa società per cui lui gioca. La storia è stata portata alla luce dal Fatto Quotidiano.
Con il più spregevole dei comportamenti, il giocatore ruba questo video e lo diffonde tra i compagni di squadra, fino a quando il video arriva praticamente a tutta Trigoria e ai anche dirigenti. Destando scandalo.
LICENZIATA LA VITTIMA NON IL CALCIATORE
Siamo di fronte a un caso di Revenge Porn, e cioè “la diffusione, senza il consenso degli interessati, di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati”. Reato punito da uno a sei anni di reclusione.
Morale, il giocatore confessa tra le lacrime di aver rubato e diffuso quel video con un vero e proprio atto di revenge porn, appunto, ma la società, tramite, il suo legale, inserisce il nome dell’impiegata in una tornata di licenziamenti e le spedisce una lettera in cui motiva il licenziamento per “l’incompatibilità della prosecuzione del suo rapporto di lavoro con il sereno e regolare andamento dell’attività della società”. Siamo al paradosso kafkiano.
PORTANOVA E LA CONDANNA PER STUPRO
Notizia n. 2. Nella Reggiana gioca da quest’anno Manolo Portanova, calciatore condannato nel dicembre 2022 a 6 anni di detenzione per stupro, violenza sessuale di gruppo. Il branco approfittò di una ventenne in un appartamento di Siena. La Reggiana ingaggiò il calciatore nonostante altri club (vedi il Genoa) avessero rifiutato o rescisso il contratto dopo la condanna.
Siamo alla condanna di primo grado e siamo in attesa dell’appello, ma siamo di fronte comunque a un reato di violenza gravissimo e siamo già ben oltre la fase dell’istruzione preliminare. Insomma non si può far finta di niente, il calciatore, comunque la si veda, è un simbolo, una bandiera.
LA RICHIESTA DI RADIAZIONE RESPINTA
In base a quella sentenza il Procuratore Nazionale dello Sport Ugo Taucer ha chiesto la radiazione e in subordine 5 anni di squalifica. Ma prima il Collegio di Garanzia del Coni e poi la Corte Federale d’Appello presso la Figc hanno disposto di aspettare il giudizio penale definitivo prima di prendere una decisione che riguardi l’attività sportiva di Portanova stesso. In sostanza, chissà quando ci arriveremo. Nel frattempo Portanova continua a giocare tranquillamente in Serie B. E quando fa gol lo intervistano…
L’IPOCRISIA DEL CALCIATORE ASSETT
L’ad della Roma, Lina Souloukou, è una donna manager famosa e apprezzata nel calcio. Il comportamento del club appare così doppiamente offensivo, insensibile, sbagliato, condannabile a sua volta. Nessuna solidarietà femminile, anzi la fredda risoluzione del problema col minor danno possibile per il club. Insomma se le cose stanno veramente così come sono state ricostruite siamo alla vergogna più totale.
In entrambi i casi i calciatori – il ragazzo della Primavera della Roma e Portanova della Reggiana – mettiamoli pure loro sotto la definizione di “presunti colpevoli”, vengono trattati e tutelati come “assett” delle società.
LA TUTELA ALLA ROVESCIA
Mettiamo un attimo da parte, nel caso della Roma, la considerazione che l’autore del reato potesse forse essere un minorenne, resta comunque il fatto che il calciatore è stato in qualche modo tutelato, mentre la donna che ha visto violata la sua privacy in maniera così becera e violenta paga assurdamente il prezzo di tutto questo.
Perché? E’ presto detto, perché i calciatori hanno un valore tecnico-economico e dunque non si toccano, mentre le donne entrambe vittima sostanzialmente non vedono, al momento, conseguenza alcuna per i calciatori che le hanno trattate e usate n maniera così criminale e spregevole.
Nel caso di Portanova, siamo addirittura a una pesantissima condanna per stupro. Poi gli auguriamo di dimostrare la sua innocenza, ma intanto non si può fingere che il caso non esista. Eppure il calcio ha preferito chiudere gli occhi.
L’opportunismo più spudorato di un calcio sessista e patriarcale.
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Siamo in una societa’ maschilista e ci voleva una premier donna per renderla ancora di piu’ tale .
Sarebbe stato auspicabile l’esatto opposto rispetto a come si è,tristemente, conclusa la vicenda.
L’impiegata protetta è gratificata dalla società per cui lavora ed il giovane calciatore denunciato,multato ed anche licenziato.
Tiziana Cantone si è tolta la vita a causa del revenge porn, non è argomento su cui andare leggeri o, peggio ancora, scherzare.
Clap clap clap , bravo Fabrice chapeau ! Questo è giornalismo di denuncia degno del J’accuse del miglior Zola , mio scrittore preferito con Dostoevskij, puo fregare niente a nessuno ma io l’ ho messo lo stesso , io non scrivo mai sul blog, mi limito a leggere ma stavolta non ho resistito , bel pezzo di bravura meglio di una serpentina di Leao , l’ ho letto a mia moglie che si complimenta con te , in un bar sport si puo e si deve parlare anche di cronaca se no solo calcio sai che noia …
Due soli commenti: notizia che non fa notizia. Che tristezza.
Solidarietá alle vittime.
Tra l’altro sapere il nome della vittima non mi sembra così importante ai fini della notizia, io non lo scriverei
in più della donna, la vittima, sappiamo nome e cognome, mentre l’identità del calciatore è protetta
Non so se ho capito bene… una società viene penalizzata dalla giustizia sportiva ancora PRIMA che INIZI il processo penale.
Un calciatore non viene penalizzato nemmeno DOPO la SENTENZA di condanna penale (anche se non definitiva).
Sono confuso
Buonasera Il regolamento, Probabilmente se questi 2 tizi avessero militato in una squadra più blasonata o fossero famosi, sembra paradossale, avrebbero avuto meno tutela
Di questo non sono sicuro, preferisco non esprimermi. In ogni caso a me sembra che la giustizia sportiva sia molto strabica, ipergarantista in certi casi e assolutamente forcaiola in altri.
Mah ,un po’ come quella penale
Questa è un’affermazione a mio parere grave, che non condivido assolutamente.
La giustizia penale in Italia ha tanti problemi, soprattutto organizzativi, ma sul fatto che sia fra le migliori al mondo, in quanto a certezza del diritto, non ho molti dubbi.
Il problema semmai non è nel potere giudiziario, ma in quello legislativo, spesso schizofrenico.