Luglio 13, 2024

Le mani dei presidenti di Serie A sulla Nazionale. Se il calcio diventa la “politica sangue e merda” degli anni del craxismo

LA NAZIONALE, LA FIGC E LE MANI DEL GOVERNO MELONIANO

Le mani sulla Nazionale e sulla Federcalcio, che è di fatto il suo club. Presidenti delle squadre di Serie A all’attacco del governo del pallone.

Tutto, dunque, secondo schema. Proprio come lo spallettiano 4-3-3, e svariati altri sballati, che ha rispedito la nostra povera Italia a casa contro la Svizzera.

Se pensavate che la figuraccia della Nazionale italiana in Germania scatenasse una rivoluzione delle coscienze e partorisse un governo di salvezza nazionale, ebbene vuol dire che avete uno spiccato senso di antico e sorpassato calcio naif.

Tutto legato al principio fisico di azione-reazione: se sei attaccato il difensore entra sugli stinchi del centravanti e viceversa, e se perdi facendo una figura di m… ti muovi cercando di evitare gli stessi errori e soprattutto capire dove hai sbagliato.

LA NAZIONALE, IL CALCIO COME LA “POLITICA SANGUE E MERDA” DEI TEMPI CRAXIANI

Se non fosse invece che da tempo il calcio è diventato soprattutto politica – nella versione di soldi e potere – per cui la sua collocazione va più sotto la celebre definizione di “sangue e merda”. Che non lo dico io, ma lo disse un vecchio e superscafato socialista come Rino Formica, ai tempi di Bettino Craxi, definendo in questa maniera così cruda e spietata l’essenza della politica italiana.

Ergo il lobbismo e il consociativisimo hanno contaminato quel poco che resta del calcio inteso come sport, e si va di conseguenza perdendo l’obiettivo e stravolgendone il fine. Come dicono a Milano, soprattutto in via Rosellini ove alberga la Lega di A, per quei pochi milanesi ancora presenti: “Cui dané ad fa tut!”

Questo per dire, facendola breve ed essendomi già giocato buona parte della dote della vostra pazienza con questo filosofico ma necessario pippone introduttivo, che le mani sul calcio sono tante. Si intrufolano, ruspano, accarezzano, palpano glutei, blandiscono, spostano, modellano, si appropriano, arraffano.

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LA NAZIONALE E LA SERIE A CHE OTTIENE PIU’ POTERE IN FIGC A DISPETTO DI TUTTO IL RESTO DEL CALCIO

Le mani sono quelle dei presidenti di Serie A che nel momento in cui avrebbero dovuto rispondere al grido di dolore della Nazionale e dell’inno di Mameli così sbertucciato, facendo il loro dovere e andando a sovvenzionare la più grande concimazione, innaffiamento e raccolta di talenti mai vista prima per ridare forza e vigore a un calcio italiano sempre più inaridito, siccitoso e per di più affidato a governanti clamorosamente impotenti e incapaci, sono invece passati addirittura al golpe politico.

Approfittando della situazione e prendendosi un’ulteriore fetta di potere, cambiando gli equilibri di comando e pretendendo e ottenendo pure di contare, all’interno del governo politico del calcio più di Dilettanti, Serie B e C, Calciatori, Allenatori e Arbitri. Complice il governo meloniano, che ha fatto del poltronamento dei suoi fedelissimi un suo must, tutto è possibile, si trova sempre un decreto Abodi e un emendamento Mulè all’uopo.

LA NAZIONALE E LA FORZATA MUTAZIONE CONFINDUSTRIALE DELLA FEDERCALCIO

La finalità di governo del pallone – Figc, Federazione Italiana Giuoco Calcio – diventa così “confindustriale” quando invece è istituzionalmente di indirizzo e soprattutto “sociale”. Teoricamente, filosoficamente, istituzionalmente e politicamente la Federcalcio deve rappresentare la radiografia del calcio come movimento, attività, numero dei tesserati etc e presiedere alla regolarità e all’organizzazione sportiva. Ed essendo organo di controllo, superiore e soprattutto, super partes, anche il “club” di tutte le Nazionali azzurre di calcio. Questa è la sua finalità.

Dal punto di vista economico-finanziario la gestione “confindustriale”, interessi e diritti più vari (quelli tv su tutti) e strettamente organizzativi (calendari etc), è invece istituzionalmente rappresentata già dalle Leghe delle varie società di Serie A, B, C etc. In parole povere la Federcalcio ha la gestione del profilo sociale del movimento, la Lega di A è la Confindustria che ne gestisce l’aspetto economico e strettamente organizzativo delle proprie competizioni.

La Nazionale sotto la guida del ct Luciano Spalletti è stata eliminata dalla Svizzera agli ottavi di finale degli Europei di calcio in Germania. Il fallimento della spedizione azzurra ha aperto ancora una volta una am,pia discussione sulla conduzione della Federcalcio, il cui presidente è dal 2018 Gabriele Gravina, e della stessa Nazionale che nell’agosto 2023 è passata dalla gestione Mancini a quella Spalletti

NAZIONALE, LOTITIANI E PRESIDENTI ALL’ATTACCO DEL POTERE CHE GESTISCE IL CALCIO AZZURRO

I lotitiani e i presidenti in genere hanno ottenuto clamorosamente di cambiare gli equilibri di governo del calcio, con la scusa che rappresentano la parte economicamente più forte.

Non bastava loro già la Lega di Serie A che pure per soldi e interessi ha già molto stravolto e sovvertito usi e costumi del football in Italia, hanno pure voluto un pezzo in più di governo del calcio. In maniera da gestire anche sotto il profilo del soldo e del proprio tornaconto la Federcalcio stessa. Che di fatto già controllavano più o meno indirettamente. O si faceva come dicevano loro o non si muoveva paglia. Figuriamoci ora…

LA NAZIONALE, LA FIGC E LA FILOSOFIA DEL “LAVORO, GUADAGNO, PAGO, PRETENDO”

Il motto dei presidenti, in sostanza, è quello dello spregevole personaggio interpretato dal magnifico e compianto Guido Nicheli, detto il Dogui, all’epoca dei cinepanettoni e della Milano da bere: “Lavoro, guadagno, pago, pretendo!” Ecco, appunto, proprio così.

Ve li immaginate Lotito, Elkann, Cairo, De Laurentiis, Cardinale, Oaktree, Friedkins, e altri magnifici personaggi venuti da molto lontano cui della finalità sociale del calcio può interessare una benamata cippa, mettersi giù al lavoro per i settori giovanili, per finanziare e costruire nuovi centri tecnici federali, riorganizzare i campionati malati di gigantismo, compresi quelli giovanili, per lavorare a tappeto come hanno fatto Spagna e altri?

Direi proprio di no, l’unico pensiero è costruire una macchina da soldi come la Premier League. E con una fetta di potere in più nelle mani è certamente più facile. Posto che poi ne siano comunque capaci.

I presidenti di A possono fare sistema al massimo per guadagnare più soldi – e già si beccano come i polli del Manzoni – non certo per l’evoluzione del calcio in chiave moderna, pedagogica, evolutiva e sociale. Di quello sostanzialmente se ne fottono perché nel breve non gli porta nulla.

LA NAZIONALE E LA LEZIONE DI FEDERTENNIS, FEDERNUOTO, FIDAL, FEDERVOLLEY

La Federcalcio attuale, già pesantemente fiaccata da anni di immobilismo e incapacità totale nelle riforme più banali, contaminata a sua volta da giochi politici, non è stata capace di organizzare la minima resistenza.

I successi nel tennis, nel nuoto e nell’atletica sono un vero e proprio schiaffo all’involuto calcio azzurro. Federtennis, Federnuoto, Fidal, Federvolley, senza entrare nel tema della gestione politica perché non esiste Alice nel Paese delle Meraviglie, sono stati evidentemente più bravi a costruire delle federazioni più efficienti sotto il profilo dei risultati e soprattutto dell’avviamento di giovani generazioni all’attività sportiva. Essere ostaggio dei presidenti di A ha prodotto l’involuzione e generato almeno una parte della crisi. Poi aggravatasi con errori di gestione e di linea di comando.

LA NAZIONALE E DIECI ANNI DI CRISI POLITICA DEI VERTICI DEL CALCIO

La disfatta agli Europei in Germania non sarà dunque, come prevedibile visto che questa crisi azzurra ce la portiamo dietro da almeno dieci anni, l’occasione per la ricostruzione di un calcio per i giovani, bensì l’occasione per una guerra tra bande che puntano a prendersi tutto. Col minimo sforzo e la complicità della “politica sangue e merda” applicata al pallone.

E la nostra povera e gloriosa Nazionale di calcio finirà forse, di questo passo, nel bidone dell’indifferenziata.

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Federcalcio/Italia

Fabrizio Bocca

Giornalista sportivo, a La Repubblica dal 1983 al 2022, sono stato per 12 anni capo dello Sport. Prima e dopo sempre sport e calcio, dai campi di periferia fino ai Mondiali, da Gianni Brera fino a Internet, da San Siro a New York, da Wembley all'Olimpico, dalla carta alla TV. Autore di Bloooog!, il Bar Sport, per 14 anni dentro Repubblica.it. Ora in maniera assolutamente libera, autonoma, indipendente, senza filtri.

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