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La Roma dei Friedkin è pronta per “La Vita In Diretta”

Voliamo alti: Roma città aperta. Dal Campidoglio si assiste neorealisticamente e placidamente, essendo lì sotto passati oltre due millenni e mezzo di storia, a un avvicendarsi di americani, greci, croati, argentini o finanche svedesi, e mi fermo qui perché non posso appiopparvi un’intera sfilata olimpica, che ne determinano il destino e combinano la qualunque. 

  Non lo dico per difendere salvinianamente l’italianità disprezzata dallo straniero che oggi sotto il Cuppolone di Venditti comanda e impera, figurati, siamo per l’accoglienza, ma perché sarcasticamente mi chiedo cosa vengano fin qua tutti questi galli d’oltralpe o d’oltremare se cotanto casino, o piuttosto il nulla, debbono combinare. Ma perché al Pigneto, Tor Bella Monaca, o finanche a Trigoria stessa,  non si sarebbe trovato qualcuno di buona volontà che avrebbe fatto meglio e a un decimo del prezzo? C’è bisogno di venire da Houston? 

  Confesso che non ne avrei scritto se la Roma avesse vinto a… Idrottsförening Elfsborg (città di Boras) “gliene famo quattro!” – mi faceva fatica persino identificare l’avversario, ma il tonfo vale cinematograficamente ben più di una vittoria che nemmeno avremmo notato e lasciato giusto alla registrazione nel classificone dell’Europa League. Elfsborg-Roma? Ma chissenefrega. E invece, porca misera, tu guarda lì questi…  

 Mal gliene incolse alla povera Roma che il tonfo nordico, evocante in qualche maniera l’epos dei sei gol incassati al tempo di Mourinho dai norvegesi del Bodo Glimt, sia venuto nella stessa notte in cui la Lazio ne ha fatti 4 al Nizza. E di che si parlerà adesso? Dell’impresa biancoleste, suvvia!, o della betulla caduta in testa a Dybala e compagnia?
   La meraviglia di Roma, e della Roma in particolare, è che riempie il suo stesso vuoto di uno straordinario avanspettacolo, degno dello storico teatro Ambra Jovinelli, in cui tutti portano il loro contributo. Il succedersi delle comparse si fa interessante. 

  E così all’improvviso sento scrosciare, insieme al diluvio vero, un temporale ben peggio di quello che ci infradicia. Dalli ai Friedkin! Aridatece De Rossi! E’ colpa della greca! Juric non ci stai capendo un tubo. Che effettivamente mi sembra l’unica verità assodata visto che il nostro è emerso subito in tv, col suo solito torvo sguardo per affermare perentorio: “Non sono d’accordo, ho visto progressi enormi!”. Affermazione improvvida che prende il telespettatore per i fondelli ma che soprattutto mi fa temere che egli possa durare sul palcoscenico romano quanto un gatto in tangenziale, a meno che i Friedkin, imprevedibili come sono, non si chiedano – “What do you say? Kick him out immediatly?” – e lo scaraventino giù dall’areo di ritorno prima ancora che atterri a Fiumicino.  

  E insomma via così, in uno straordinario e godibilissimo grammelot, in cui non si comprende e conclude nulla, ma che tutto riempie di non senso e rende comunque le giornate interessanti e piene. Oh, ce ne abbiamo da chiacchierare. Meglio de “La Vita In Diretta!”. 

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Giornalista sportivo, a La Repubblica dal 1983 al 2022, sono stato per 12 anni capo dello Sport. Prima e dopo sempre sport e calcio, dai campi di periferia fino ai Mondiali, da Gianni Brera fino a Internet, da San Siro a New York, da Wembley all'Olimpico, dalla carta alla TV. Autore di Bloooog!, il Bar Sport, per 14 anni dentro Repubblica.it. Ora in maniera assolutamente libera, autonoma, indipendente, senza filtri.

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il ghiro

  *** E’ già finita la Baldoria ***
Per la Roma di Juric tempi duric,
i tifosi già fanno gli scongiuric,
nella recente trasferta svedese
lo slavo con le sue ambiziose pretese
affrontò con tracotante Baldanza
l’Elfsborg, manco fosse una vacanza,
con un turnover piuttosto scriteriato
che a molti parve alquanto esagerato.
A fine tempo si beccarono un rigore, 
fallo di mano, Baldanzi fu l’autore,
rigorista designato un tal Baldoo,
da quel momento non si segnò più,
la squadra giocò una partita stracca
comportandosi da vecchia Baldracca,
la sconfitta resterà nella storia,
non è un momento di grande Baldoria.

               Il Ghiro 

Modifica il 5 ore fa da il ghiro
il ghiro

Ragazzi, due bruttissime notizie. Ci ha lasciato la più elegante e carismatica tennista italiana, la splendida Lea Pericoli, intelligente e simpatica, insomma una vera sportiva e una grande signora del tennis italiano.
Con lei va via anche un mio vecchio amico, Franco Chimenti, oggi presidente della FederGolf, ma negli anni ’80 per poco tempo anche presidente della Lazio. I miei ricordi risalgono al biennio di chimica, chini sui banconi dei laboratori di analisi chimica qualitativa e quantitativa, a sacramentare sulle bilance e sui crogioli. Franchino poi è rimasto alla Sapienza fino a diventare preside di Chimica & Farmacologia. Le nostre strade si separarono presto, lui a Roma, io a Milano in Pirelli, poi rientrato a Roma in IBM non l’ho più incrociato. Ma ci ha sempre unito la fede biancoceleste, io ne ha seguito a distanza la carriera professionale e sportiva. R.I.P. Franchino

commentanonimo

Ghiro ghiro…sei del ’39 come mia madre?

2010 nessunoo

Che se ne vadano sempre i migliori sembra una frase fatta ma in questi casi è la verità.

Waters

Fabrizio, mi soffermo sul tuo “dovevano venire da Houston”?
In Italia non c’è un imprenditore serio che gli passa nell’anticamera del cervello di acquistare una squadra, ovviamente di medio grande cabotaggio come la Roma.
Gli imprenditori con la I maiuscola vedi Barilla, Ferrero, Del Vecchio, non quelle amebe degli Elkann/Agnelli per intenderci, sono ben consci delle difficoltà e della sicurezza di perdere soldi, e piuttosto di perdere soldi nel calcio investono nelle loro aziende e aumentano le sicurezze e i fringe benefit dei loro dipendenti, parlo di tre aziende al top in Italia.
I Friedkin sono ovviamente degli incapaci, hanno licenziato un allenatore dopo tre giornate sostituendolo con un specialista in decimi posti, manca poi chiaramente un Direttore Spotivo di livello, non dico un Ausilio – il migliore – ma andava bene un Sartori o un Corvino.

Ieri sera una splendida tartare di tonno obeso, condita con sesamo bianco e nero, limone di Amalfi, soia della isola di Hokkaido, e olio Bonomelli, a seguire un filetto di ricciola pescata nell’Adriatico in sarcophage al forno ricoperta di patate rosse di Avezzano, – a proposito, in ricordo delle mitiche “cailles in sarcophage” del sommo Pranzo di Babette – il tutto annaffiato o innaffiato da un Sauvignon Winkl del basso Alto Adige, siamo a Terlano …

Salud

guido

OK su Terlaner siamo d’accordo (bella forza dirai). Se dovessi scegliere un cantina sola in tutta Italia, prendo quella. Anche per la varietà. Io sono più per il Pinot Bianco (magari Vorberg) o per lo Chardonnay (magari Kreuth), ma ti passo anche il Sauvignon.
Non ti disperare per l’Inter in serie B, puoi sempre consolarti con il tennis (sperando che qualche fanatico non ci mandi in serie B pure Sinner)

Waters

Prutroppo il Kreuth era finito, ho comprato oltre al Winkl un altro Sauvignon, l’Andrius, oltre a 5 bottiglie di Monticol, eccellente Pinot Nero.
Poi ci siamo spostati di una decina di chilometri ad Appiano, abbiamo alloggiato all’hotel Christof – ottimo – e finito la settimana a cena al Zur Rose – una stella Michelin – del sommo Herbert Wintner…insomma un week end dove non mi é bastato un millino😅

Salud

commentanonimo

Oh, finalmente un pò di cucina. Temevo avessi perso il gusto. Avrei molto da commentare, cavillare, su cosa hai detto, di Agnelli ne ho conosciuti un paio ma non me ne vanto. Io sono, come dice mio figlio imprenditore, un morto di fame felice che va in metro e non prende il taxi. Concordo pienamente che a loro dei dipendenti non gliene fotte nulla. Ma a loro difesa tieni conto che sono in un business un pò diverso da quello dei Barilla, dei Ferrero o dei Del Vecchio. L’automotive è sempre stato duro, dalla invenzione con Ford delle catene di montaggio. E’ un global business, non ha spazio per i salamalecchi e quindi str..i sicuramente, ma amebe no. Believe me. Se fai la stessa strada di Elkann è meglio che ti scansi.
Sarebbe comunque interessante capire cosa spinge i Friedkin ad investire nel calcio. Sicuramente mi sembra comunque meno scemo di Zhang che ci ha perso una valanga di soldi…😂🤣. O no??

carta vetrata

ogni business ha le sue peculiarità e difficoltà, l’auto non è diversa dalla cantieristica o dall’alimentare o dalla moda. La finanza è sicuramente il mondo più difficile complesso e competitivo. E’ invece il caso di sottolineare che il gruppo Fiat, storicamente, è andato bene quando è stato sotto tutela, governato da Mediobanca/Gemina, intermediato da Gabetti nell’ultimo ventennio. Della penultima generazione, la testa più lucida era quella di Umberto, padre della diversificazione che oggi è Exor, non l’avvocato. Ecco, l’avvocato era il meno intelligente dei fratelli, in generale il più vanitoso, perfido se ce n’era uno anche con i figli, ma Cuccia lo metteva empre in riga. Sembrava invece buono e bravo il povero Giovannino, purtroppo morto giovane. Elkann invece è bravo, e per il mestiere che fa, stronzo il giusto.

commentanonimo

Ovvio che cosa dici e’ giusto ma…ma car industry must be huge specialmente se non sei sul segmento luxury. Sai meglio di me che intendevo questo. E ha global competition. Barilla non ha global competition a quei livelli e sai cosa intendo. Finanza e’ quello che richiede info/strategies/flussi e ritmi infernali. I migliori che conosco son sul pezzo 24/24 e 7/7, non ci riuscirei io. Ergo concedimelo. Se Fiat e’ rimasta mentre Alfa/Lancia ma pure svedesi/inglesi son falliti e se e’ di proprieta Agnelli saranno anche str… ma non scemi.
Credo che la strategia che hanno scelto … chiamiamola di aiuti statali sia comunque una scelta, anche con Chrisley han flirtato con Usa government. Se sono ancora li tanto scemi non sono. Io non condivido le loro strategie ma potremo dire che non funzionano il giorno che falliscono. Non prima. O no?

Antonio Trilussa

Il mondo dell’auto è in crisi strutturale ovunque (tranne, e anche a causa, in Cina dove l’industria è strapompata dallo Stato) e mò è colpa della famiglia Agnelli che ha fatto nel tempo, secondo le proprie specificità politiche e geografiche, nè più, né meno di ciò fanno sempre tutti i capitalisti nel mondo. Concentrazione e profitto sopra a tutto e tutti e, alla fine, produzione di beni oltre i reali bisogni e la capacità di assorbimento degli stessi. Da qui la contrazione e l’implosione che sta verificandosi nell’automotive.
Altro che Agnelli, il cui pargolo, mica fesso (che si è tenuto Iveco, anche defence, Cnh, etc.), lascia andare stellantis al suo magro destino.

carta vetrata

anonimo, a te concedo tutto, salvo il didietro. Ciò premesso, ci sarebbe qualcosa da dire sul come Fiat abbia via via fagocitato la concorrenza italiana varie Alfa, Lancia, Ferrari in Italia, tutte segmento più alto. Diciamo che è stato impedito venissero acquistate da stranieri. Non c’è molta differenza “operativa” da certe pratiche oggi in prima pagina che scandalizzano i moralisti a maglie alterne. Ma nulla da obiettare: posto che gli stranieri, salvo gli inglesi, fanno uguale in casa loro, e che business is business, ci sta. Basta vedere la questione Fincantieri-Chantiers d’Atlantique. Scemi non sono di certo, ma non certo capitani d’ìndustria, non lo sono mai stati salvo il bisnonno, diciamo che son speculatori (che non è una parolaccia, è difficile spiegare che c’è sempre un delta tra valore reale e valore percepito, ed è quello fa la differenza). Peraltro, gli si riconosce che non hanno mai fatto il passo più lungo della gamba, che in affari è una virtù. Altri, a partire da De Benedetti in Belgio o Berlusca in Francia, han voluto fare gli sboroni e l’hanno pagata. Che la famiglia duri da molto non è nemmeno un unicum, c’è di molto più antico in Svezia Francia o Germania. Nessuno di loro governa più direttamente le aziende, ma sempre tramite terzi o fondi: restano minoranze qualificate, esattamente come gli Agnelli. Nelle nostre PMI trovi dinastie industriali molto più antiche, robe che risalgono a due tre secoli, magarfi piccole ma sempre gestite direttamente, sempre restie ad ogni visibilità. E sappiamo bene che il gruppo Fiat è eterodiretto, oggi come trent’anni fa. L’asset gestito direttamente dalla famiglia è stata la juventus degli ultimi 4 anni, e hai visto bene come non abbia funzionato e sia fallita. Per rimetterla in piedi, han dovuto chiamare gli esterni. I casi Ferrero Barilla son diversi: i vecchi erano capitani d’industria, sull’operosità di Ferrero ad Alba circolano leggende. Comunque, se il business fosse profittevole sarebbero già stati mangiati, era giusto per chiacchierare un pò.

commentanonimo

…in effetti se dovessimo andare sullo storico il business meglio diretto potrebbe essere la Chiesa Cattolica romana, non certo gli Agnelli🤣. La eterodirezone agnelliana è come dici giustamente il segreto del loro successo, Ghidella, Romiti, e pure Marchionne, tutta gente mandata a fare il lavoro sporco, presa quando stanno nel guano e silurata quando le cose andavano bene. Comunque per la cronaca spicciola sono rigidamente eterosessuale e monogamo…🤣

Grande Romeo

Giovannino pare fosse un po’ diverso, ma non ha avuto il tempo di dimostrarlo.
Pare sia gente che, una volta deciso cosa è necessario fare, lo faccia senza troppi ripensamenti. Dicono che sono anche piuttosto vendicativi, anche a distanza di un sacco di tempo.
Insomma, chi li ha conosciuti (soprattutto la vecchia generazione, Suni in testa al gruppo) dice che è gente con cui è meglio non avere niente a che fare.

J. J. O'Malley

vale per tutti i ricchi;
la proprietà è un furto non era uno slogan ma una constatazione;

carta vetrata

bella cazzata

ConteOliver

ieri ho rivisto la Juve di Allegri

un ora e mezza di passaggi a semicerchio, avanti e indietro, senza mai creare un vero pericolo

la Roma di Juric come la Juve di Allegri

uguale uguale

i tifosi della Roma non meritano il nulla che Juric sa proporre

lui è bravissimo a distruggere il gioco altrui, a motivare i giocatori al sacrificio distruttivo
ma non è mai stato in grado di proporre nulla, se non degli efficacissimi contropiede, verticalizzazioni veloci, tre tocchi e sei in porta

ma quando alleni squadre che vengono “aspettate”, perché hanno una cifra tecnica superiore rispetto all’avversario di turno, devi essere in grado di proporre qualcosa, movimenti senza palla, smarcamenti, sovrapposizioni

devi avere delle idee offensive, che Juric non ha e non ha mai sviluppato

va bene per squadre che devono salvarsi, non per squadre che stanno generalmente nella parte sinistra della classifica

Claudio Mastino 62

Caro Conte, vinci quando hai grandi giocatori, gli allenatori contano relativamente, un allenatore se è scarso al limite può far danni ma un buon allenatore senza bravi giocatori può fare veramente poco. Sir Alex Ferguson
è l’ allenatore che ha vinto di più ma lui non era solo un allenatore, aveva anche compiti da manager e spesso dietro le sue indicazioni sono stati presi grandi giocatori ; per esempio grazie proprio a lui lo United riuscì a soffiare al City il giovanissimo talento gallese Giggs.
Ferguson ha vinto come ho detto tantissimo ma senza i vari Giggs, Scholes, Rooney, Cristiano Ronaldo, Riu Ferdinand e via dicendo non avrebbe certo potuto raggiungere certi risultati, indipendentemente dalla sua bravura e dal suo carisma. Lo stesso Bagnoli ha vinto sorprendentemente uno scudetto con il Verona ma aveva due grandissimi stranieri, il danese Elkjaer ed il tedesco Briegel e ottimi giocatori italiani come Fanna,
Di Gennaro, Tricella ed altri ancora ed un portiere come Garella che pur con uno stile discutibile le parava quasi tutte. Di solito sono le scelte delle società quelle che contano, il Napoli per esempio ha preso un allenatore esperto e navigato come Conte ma è soprattutto nei giocatori che si è rinforzata, lo United gli ha venduto McTominay, scelta scellerata quella della squadra inglese ma si sa che in questo momento è in crisi ; lo scozzese è fortissimo e sicuramente più costante e decisivo del pur bravo Zielinski, e nello scambio il centrocampo del Napoli ci ha guadagnato. Altro acquisto indovinato da parte del Napoli è stato quello di Buongiorno e poi non dimentichiamoci che David Neres è decisamente più forte di Politano. Ora sicuramente Conte è un buon allenatore ma senza gli ottimi giocatori che ha il Napoli in rosa non potrebbe vincere assolutamente niente, come ho sempre sostenuto sono i giocatori quelli che contano, gli schemi lasciano il tempo che trovano e comunque la bravura di un allenatore sta nell’adattare gli schemi in base ai giocatori che ha a disposizione, non il contrario.
Per farti un esempio puoi giocare lungo all’inglese se hai un libero lento ma forte di testa come Signorini, viceversa puoi giocare corto con la tattica del fuorigioco se hai un libero velocissimo come Franco Baresi.
Un saluto

cipralex

Io penso (deducendolo da quel che vedo) che “quando alleni squadre che vengono aspettate” o le “idee offensive” le hanno i calciatori o è dura per tutti.

Un conto è avere un atteggiamento più o meno offensivo e più o meno disposto al rischio un altro è avere la chiave per spostare il bus davanti alla porta…quella secondo me la possono avere solo alcuni calciatori ma nessun allenatore.

Grande Romeo

Bastasse l’atteggiamento (che conta tantissimo, sia chiaro) averci Salah, Vinicius o Chiesa, sarebbe indifferente. Invece non lo è

commentanonimo

Bel post. Mi ha spinto a cercare il commento sulla partita a Corriere Stadio. A me in questi casi sovviene cosa diceva mio zio, che in serie B o C ci sono caterve di giocatori che non sfigurerebbero nella maggior parte delle squadre di A, per molti è solo il caso a portarli nel palcoscenico importante. Evidentemente le seconde linee della Roma sono mediocri, e i giocatori non sentono la maglia. Non tutti, ovvio. Eliminare De Rossi per Juric magari ha fatto male allo spogliatoio. Poi la paura di farsi male, in queste partite ha comunque un peso secondo me.

Luc 68

Come recita il poeta:
… È un mondo difficile … felicità a momenti e futuro incerto …
(Cit. Renato Carotone)

Grande Romeo

Pigliate ‘na pastiglia, sient’amme.
(cit. Tonino Carosone)

Antonio Trilussa

La Roma non esiste veramente, è una cornice di tifo spropositato intorno al vuoto assoluto.

Leo 62

Sono anni che lo dico… non così bene, ma il concetto è quello.

Giovanni Antonio Terzi

Molto più Heidegger che Trilussa.

il ghiro

ELFSBORG – ROMA 1 – 0
I lupacchiotti visitano la Città degli Elfi, sperando di scippare i tre punti necessari a superare questa fase del torneo. Juric inizia con tanti titolari in panca, forse sottovalutando gli svedesi. Arbitra l’estone Tohve, con Ruperti (NL?) al VAR.
 Grazie alle numerose prodezze di Svilar e a causa delle imprecisioni del centrocampo giallorosso, la Roma va al riposo in svantaggio ma solo per 0-1, i gialloneri hanno segnato su rigore.  Nella ripresa dentro il Faraone, Dovbik e Dybala, poi Pellegrini e Cristante, ma ci scappa fuori solo una traversa, Juric incassa stasera la prima batosta.
In Conference invece la Viola doma 2-0 i gallesi del TNS, gol di Adli e Kean. 
E per stanotte è tutto, il resto è silenzio.

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