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Il deludente campionato del Milan di Jerry Cardinale e della Roma di Dan Friedkin. Entrambi imprenditori americani

Dan & Jerry, l’America non è in Italia

Dan & Jerry. Ho cercato pretestuosamente  un filo rosso che unisse Gerry Cardinale, il boss del Milan, a Dan Friedkin, presidente della Roma, precostituendomi inconsciamente, ma nemmeno tanto, l’ottusa tesi che gli americani capiscono di football, ma quello americano, appunto, che si gioca soprattutto con le mani e non quello europeo che si gioca invece esclusivamente con i piedi. Insomma, vedessi mai non se ne fossero accorti…

  Ma mi sono ovviamente subito reso conto che questo è becero populismo, così si fa purtroppo di tutta l’erba un fascio – di questi tempi è facile… – e si finisce sulla strada sbagliata. E soprattutto nel pregiudizio. Da lì a “Yankee Go Home” il passo sarebbe stato breve. Anche se questa è una tesi generalmente diffusa, direi quasi popolare. Che parte dall’assunto che l’americano non capisca una mazza di pallone. Senza distinguere filosoficamente il capitale in dollari dal dispiegamento e utilizzo dello stesso. 

  Ma poi, inevitabilmente, l’asino casca lì dove bisogna arrendersi alla constatazione che anche l’Inter è americana (fondo Oaktree), sia pure post cinese, e “cuore da paisà”, luogo comune per luogo comune andiamo fino in fondo, ce l’hanno pure Rocco Commisso con la Fiorentina e Stephen Pagliuca con l’Atalanta, che è quello che finanzia il pigmalione bergamasco Percassi.

  Insomma squadre con risultati, dimensioni e situazioni molto diverse. Qualcuno di questi finanzieri americani, pur trumpiani immagino essi siano, qualcosa di buono ha fatto, a cominciare dal Milan stesso che tutto sommato era americano (fondo Elliott prima che lo passasse a Redbird: e secondo qualcuno il vecchio proprietario è sempre quello vero…) anche quando vinse lo scudetto tre anni fa.

  Dunque non c’entra essere americani o cinesi, anzi a ben vedere negli ultimi anni i campionati li vincono coloro che vengono da lontano e non più i padroni italiani, quelli che un tempo si chiamavano i “ricchi scemi”, ma c’entrano le persone e le loro capacità imprenditoriali. Che evidentemente in certi momenti latitano. E questo capita a tutti, finanche al romano-napoletano De Laurentiis che lo scudetto lo ha vinto col Napoli e poi pure mandato alle ortiche. Per passarlo a un cinese.

  Piuttosto conta il fatto che Dan & Jerry abbiano voluto fare testardamente a modo loro, si siano fidati più degli algoritmi che degli uomini di calcio veri, e che abbiano puntato tutto sul loro metodo e le loro intuizioni. Così da mettersi Gerry nelle mani del suoperIO di Ibrahimovic e Dan a dare il via, alla Roma, a una sarabanda di manager, allenatori e finanche addetti alla portineria pensando che il calcio sia davvero un’industria come le altre. Un berlusconiano  “ghe pense mi” del Winsconsin, o giù di lì…. Che il riccone americano in questione costruisse telefonini o avesse una catena di fast food sarebbe la stessa cosa.

  E contando ovviamente, i due,  sui propri soldi, che invero entrambi hanno investito copiosi, pensando anche di far business con nuovi stadi che soppiantino monumenti quali San Siro a Milano e l’Olimpico a Roma. 

  Di fatto anche da questo punto di vista i due americani si sono impantanati e hanno cominciato, sia in campo che fuori, una lunga battaglia contro i mulini a vento. 

  Dan & Jerry con gli allenatori sono andati quando a intuito e lume di naso, quando tramite consultazione dello sportello dell’ufficio collocamento. E la gestione delle squadre stesse non così metodica e razionale come ci si si aspetterebbe piuttosto da manager statunitensi che fanno dell’organizzazione il loro totem. Gestione invece piuttosto de panza, direi.

  Un po’ per caso o forse no Dan & Jerry sono partiti quest’anno con allenatori che non volevano: Fonseca è una seconda o terza scelta dopo Lopetegui, respinto a furor di popolo. De Rossi doveva essere solo un traghettatore post Mourinho verso l’ignoto e invece la conferma del coach gladiatore è stata imposta dalla piazza. E sopportata obtorto collo. Ora i risultati sono sotto gli occhi di tutti, sia a Roma che a Milano.

  Fonseca potrebbe saltare da un momento all’altro perché il Milan è all’anarchia e sostanzialmente non governato (vedi casi Leao, Hernandez, la storia dei rigori di Firenze etc), Juric non sta facendo meglio di De Rossi ed è sbarcato a Trigoria solo perché non c’era alcuna voglia di limare le incompatibilità tra i troppi galli nello stesso pollaio. Quando la Roma fa pena (spesso), lui vede e racconta partite straordinarie.

  Alla fine, sintetizzando, Cardinale può valere Lotito e Friedkin De Laurentiis, italiani o americani  che siano restano tutti attaccati solo ed esclusivamente ai risultati. Che non guardano alla bandiera e al passaporto. This is football, bellezza…

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Giornalista sportivo, a La Repubblica dal 1983 al 2022, sono stato per 12 anni capo dello Sport. Prima e dopo sempre sport e calcio, dai campi di periferia fino ai Mondiali, da Gianni Brera fino a Internet, da San Siro a New York, da Wembley all'Olimpico, dalla carta alla TV. Autore di Bloooog!, il Bar Sport, per 14 anni dentro Repubblica.it. Ora in maniera assolutamente libera, autonoma, indipendente, senza filtri.

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gmr61

In effetti il management milanista di cazzate sportive ne ha fatte abbastanza, però abbiamo i conti appposto, con i quali non si vince un’emerita fava, e se il Brand di una squadra a livello internazionale ( ragionando come Jerry) è data dalla Fan base io punterei a vincere in maniera seria ( forse ci vorrebbe una IA molto generativa nel qual caso…) non con i proclami, quelli li posso fare anche io qui a’ i’ barre

gmr61

Esimio BM, ( Deh, mi verrebbe da dire…) abbiamo i nostri guai, ma non accumunare il nostro presidente a Lotito, sennò poi il Bomba chi lo sente…..

malandragem

Inchiesta ultrà Inter e Milan, Simone Inzaghi sentito in questura – la Repubblica

Chissà come avrà tentato di giustificare quel mi attivo in risposta alle richieste dei fasciomafiosi della Curva Nord, il Demone (LMAO) di Piacenza…

il ghiro

*** Il Cimitero degli Elefanti ***

Con Baroni tutti sono titolari,
non ci son stelle, non ci son comprimari,
i 23 partono a pari livello,
in tutti i ruoli è aperto il duello
per conquistarsi il posto in formazione,
un buon sistema per tener tutti in tensione,
persin vecchietti come Pedro e Vecino
corrono vispi che neanche un ragazzino.
Se il sistema risultasse vincente,
io suggerisco al nostro Presidente,
di andare, per gennaio, a ripescare
non più under21 da svezzare,
ma maturi ed esperti ultratrentenni,
fisici rodati ma ancora indenni,
per esempio il bravissimo Candreva,
una carriera gloriosa e assai longeva,
ma anche l’ottimo Lollo De Silvestri,
tra i più potenti tra i terzini destri,
o un jolly come Davide Faraoni,
tutti acquistabili per pochi milioni.
Se poi Fabiani fosse abile e scaltro, 
a questi tre aggiungerei pure un altro,
Folorunsho, un gran bel centrocampista,
a mio giudizio il più azzeccato della lista.
I quattro hanno qualcosa in comune
a garanzia delle nostre fortune,
sono tifosi laziali sfegatati
e sarebbero di certo motivati
a tornar per concluder la carriera
nella più stimolante maniera:
riportare di nuovo a Formello
il titolo che tra tutti è il più bello
di cui fregiarsi con orgoglio sul petto,
per scaramanzia non lo scrivo, lo S……..

                    Il Ghiro

il radarista

Sei troppo forte. Perché non scrivi un poema sulla Latium? Come potresti chiamarlo, la Latiumeide? Sono certo che sarebbe più gradevole dell’Eneide che, a dire il vero, non è che mi piaccia molto. Buona giornata.

carta vetrata

Molto interessante la via che ha scelto Klopp per rientrare nel calcio. Invece di cercare un altra panchina di rango, che presumibilmente ha rifiutato anche a fronte di proposte sontuose, ha assunto il ruolo di supervisore strategico CSO delle società calcistiche che fanno capo a Red Bull: Lipsia, Salisburgo, Leeds, oltre a club in Usa, America Latina ed Asia. Tutte società ben gestite, che fanno player trading sistematico. Un nuovo ruolo che dice abbastanza sulla direzione che sta prendendo il calcio: uomini di calcio che assumono ruoli operativi apicali nelle holding di investimento. L’aveva già fatto Zhang con Marotta, Pagliuca con Percassi, ma nessuno aveva così tanti asset calcistici come Red Bull.

malandragem

che i multiproprietari di società calcistiche (con tutti gli ovvissimi e scontati conflitti di interesse che ne derivano) non siano un bene per il mondo del football è solo un piccolo trascurabile dettaglio…

carta vetrata

esatto Bocca, gli americani non sono tutti uguali, ci son quelli più bravi e meno bravi, come dappertutto. L’importante è capirne le motivazioni, senza pregiudizi, partendo dall’assunto che: 1) la ratio principale dei loro investimenti è il profitto, quanto meno prospettico; 2) che senza le loro liquidità (e quelle di asiatici, arabi, ecc.) il nostro calcio, già stremato da debiti e malagestio, starebbe peggio; 3) che non bisogna demonizzare lo straniero: spesso è portatore di un entusiasmo e di un amore per il rischio imprenditoriale che a livello nazionale non c’è più. Siamo un paese vecchio e stanco, che ambirebbe a vivere di rendita o almeno di reddito di emergenza. Senza queste risorse fresche, realtà come il Como in serie A non esisterebbero. 4) a monte di tutto ci sta la qualità gestionale: diverso è l’impatto di capitali stranieri in società gestite dai Percassi, Marotta, ecc., diverso se è una governance velleitaria o farlocca.

Waters

Cartavetrata, hai per caso una tabella sui rigori assegnati fini ad ora?
Dici che si possa ancora parlare di Marotta League?
Oppure il nostro è preso dal lavoro presidenziale?

Salud

Carta vetrata

Figurati se perdo tempo a fare una tabella dei rigori Quelle son cose da il Regolamento (a proposito, è sparito riciclandosi come rifiuto non pericoloso?) o dallo psycho in pausa caffè permanente. E affiliati alla cosca. Sono in 3 e mezzo, con i cloni fanno casino per quindici, ed imbarazzano gli altri. Marotta?Presiede, direi bene. A proposito, l’Inter ha coperto le perdite residue con due lire, mica ci ha rimesso 200 milioni all’anno come gli incapaci. Waters, facci caso ce ne fosse uno che sia uno, di questi scalmanati, che ammetta di essere azionista e di averci rimesso un bel po’. Se l’azione Juve fosse salita del 50%, invece di essere scesa del 91%, li avremmo qui belli tronfi a far conti. Così, invece, nessuno. Polli di batteria.

malandragem

non è che dobbiate per forza rubare di rigore a ogni giornata, waterz, anche se capisco che ti sentiresti più tranquillo se così fosse.

per ora il vostro presidente – fieramente residente a semi sbafo a spese di ente pubblico ospedaliero milanese – si è già impegnato da par suo con il VAR (per lui è già a chiamata) che non annullato per fuorigioco il vostro gol del pareggio con il Monza al minuto 88.

Un monzino venne poi anche fermato ormai solo davanti a Sommer quasi allo scadere, senza che fosse concesso il vantaggio come abitualmente accade, privandolo di una chiara occasione da gol che sarebbe stata decisiva

luottardi

Rocchi: “Non sono soddisfatto degli ultimi arbitraggi. Il Var a chiamata una possibile soluzione”

E dire che quando lo proponevo qui i primi tempi dopo l’introduzione del VAR, venivo subissato di ridicolo da commentatori (autodefinitisi) esperti.

Sara’ l’ennesima ventata di buon senso che segue l’episodio settimanale che viene poi puntualmente soffocata nella bambagia del calcio corrotto, o finalmente si riuscira’ a dargli seguito?

VAR su challenge, VAR su challenge, VAR su challenge…

malandragem

e la volta – perchè succederà, e anche presto se dovessero introdurre il VAR a chiamata – in cui vanno a rivedere e ti rispondono comunque confermo, prima palla poi piede (cit.) cosa si fa?

Giorgio Bianchi

Beh il Var a chiamata una per tempo è da sempre anche una convinzione di molti, me compreso. Inoltre sono da sempre convinto della necessità di istituire anche il tempo effettivo unico modo a parere mio di eliminare le tragicomiche pantomime che fanno tutti i calciatori attuali ogni volta che vengono sfiorati da un avversario e la loro squadra è in vantaggio e manca poco alla fine della partita. Ed anche unico modo per avere certezza del termine della gara. Circa poi le sceneggiate che fanno sempre loro, i calciatori ad ogni sfioramento, maggiormente nelle aree di rigore avversarie sarebbe ora che gli arbitri usassero i cartellini per lunirle severamente. Basterebbero a mio parere un paio di giornate di cartellini per punire le simulazioni per fare comprendere ai giocatori che farebbero meglio a smetterla.
Detto questo, constato anche che ormai della nazionale non frega più niente a nessuno, neanche al blog🤓. Ciò a mio parere sta a testimoniare la natura più profonda di “noi italiani” da sempre affezionati al gioco del salto sul carro del vincitore🤪🤣

J. J. O'Malley

lo credo anch’io, ma è possibile agire a livello nazionale o dipende dall’uefa o dalla fifa?
però gli appassionati di arbitraggio stiano tranquilli: anche così non mancheranno le polemiche;

Giorgio Bianchi

Queste decisioni spettano all’International Board della FIFA caro pinguino che non lo sapevi?😄

J. J. O'Malley

no che non lo sapevo, come dico spesso non sono un appassionato di arbitraggio;

Giorgio Bianchi

Se è per quello io anche meno. Ma per seguire un gioco bisogna conoscerne le regole e occasionalmente se sai chi le stabilisce poi sai anche con chi te la puoi prendere se non ti sembrano buone 😉🤣🤣🤣

il ghiro

*** Nuno, Nessuno e 100.000 Tavares ***

Questo peana è dedicato al nostro Nuno,
il poderoso lusitano bruno,
sbarcato all’Arsenal nel 2021,
giunge da noi nel momento più opportuno,
la sua classe fu evidente già al raduno,
da sx prima non crossava nessuno,
grazie ai suoi assist fatti in modo opportuno
oggi le punte non restan più a digiuno,
Dia, Taty, Zac, un omaggio per ciascuno,
grazie alle efficaci discese di un “qualcuno”,
a luglio non lo conosceva alcuno, 
Albertino Varela Tavares, detto Nuno.
                     
Il Ghiro

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