Addio Gigi Riva, è morto il più grande di tutti. Se ne va un pezzo della nostra storia e del nostro cuore. Un grande italiano
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Non ci ha lasciato il tempo di soffrire e tremare per lui, solo quello di piangere.
Se ne è andato Gigi Riva – Gigirriva, Rombo di Tuono come lo chiamò magnificamente Gianni Brera, di cui era amico – in silenzio, da uomo aspro ma generoso, ombroso ma passionale, grande, enorme, chiuso in se stesso e proprio per questo molto, ma molto umano. Poteva essere Dio e non si comportò mai come tale, rimase uguale agli altri perché sostanzialmente dentro era convintamente un pastore, un pescatore, un minatore sardo. Un uomo di popolo, nato povero, e rimasto sempre tenacemente attaccato a quella tradizione. Orgoglioso e molto geloso della sua solitudine.
Il grande campione che è stato non lo dirò certo io, tutto ciò che ha fatto fa parte dell’epopea del calcio, cosa ha fatto lo ha detto la storia del nostro calcio e non solo quella. Io vi dirò che Gigi Riva è stato davvero un pezzo d’Italia, cui dette in sacrificio entrambe le gambe, è stato un attaccante come nessun altro (35 gol in 42 partite azzurre è ancora un record imbattuto), è stato il suo sinistro, la botta fortissima, la rovesciata, il colpo di testa, è stato la nostra bandiera, Italia-Germania 4-3, la nostra gioventù, il Cagliari dello scudetto più ricordato ed esaltante (1970), la Sardegna, il suo popolo, la sua gente, la sua vita, quel mondo così lontano e di provincia per cui disse no al grande calcio, alla Juventus, ai soldi. Gigi Riva è stato la parte migliore di noi stessi. Avesse avuto un Coppi come compagno di strada direi Gino Bartali. Ma forse è stato anche di più.
Non ho potuto conoscerlo da giocatore, l’ho conosciuto bene da dirigente della Nazionale. Ed era una persona straordinaria, immensa, che sapeva commuovere. Indispensabile e fondamentale per i giocatori, che gli volevano un bene da moritre, e riconoscevano in un lui una grande autorità morale. Per noi tutti italiani Gigi Riva è stato come Pertini, Don Milani, De André un grande italiano.
Negli anni 90 eravamo insieme a Bari, una sera tardi su un marciapiede della città vecchia, mentre si stava chiacchierando in gruppo, un uomo anziano, molto malandato che zoppicava e camminava a fatica, attraverso’ la strada per assicurarsi dell’impressione che aveva avuto: “Ma sei Riva? Tu sei Gigi Riva?”. E si mise a piangere per la commozione e i ricordi che quell’uomo gli scatenava, Riva suscitava gli stessi sentimenti che anni dopo avrebbe suscitato Maradona. Qualcosa di molto oltre al calcio, molto vicino alla religione e al culto.
Ogni incontro per lui era un pezzo di vita degli altri che gli veniva addosso, sentiva il dovere di ascoltare e di darsi a ognuno per quel che era possibile. Si è dato talmente che la sua anima è rimasta segnata, consumata. La depressione gli aveva lasciato un buco dentro.
Mi ha colptto che abbia rifiutato l’operazione al cuore che probabilmente lo avrebbe salvato, ma non mi ha stupito del tutto. Il nostro io profondo è misterioso, imperscrutabile.
E’ morto Gigirriva, Rombo di Tuono però non è morto, il rombo non si spegne, quello si sente ancora.
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Per capire meglio i sardi e la Sardegna
” Verso sera, dalle parti di via Paoli, prima quasi tutti i giorni, ora di rado, troppo di rado, praticamente mai, aspettando la sera puoi sperare di incrociarlo. In genere sbuca da piazza San Benedetto. Pugni in tasca, schiena dritta e sigaretta in bocca. Ogni tanto si ferma di fronte a una vetrina, sempre quella. Qualcuno gli sorride e lui ricambia, qualcuno azzarda un «Buonasera» e lui «Buonasera». Qualcuno – io – gli si inceppa la lingua, gli si piantano le gambe, e non mi riesce mai di dirgli nulla. Cappotto lungo e capello bianco perfettamente pettinato, un po’ Bogart un po’ Gregory Peck, prosegue verso piazza Garibaldi. Poi giù sino in Marina, elegante e discreto, in quel quartiere che fu dei pescatori, oggi un po’ kasbah e un po’ Trastevere, coi kebabbari accanto alle trattorie, con quello stanzone adibito a moschea di fronte alla cupola della vecchia chiesa di Sant’Eulalia. Un po’ Napoli e un po’ Gerusalemme. Ma lui di quel quartiere frequenta più che altro il ristorante di Giacomo. Ora meno, un tempo tutte le sere. E nessuno che gli abbia mai rotto i coglioni. Vedergli attraversare la città è una cosa che ci dà sicurezza, forza, consolazione. È la prova carnale che in questa terra sia esistito qualcosa di incorruttibile, forte come la verità, qualcosa che i soldi non sono riusciti a comprare.
Ma la nostra riconoscenza va oltre il fatto sportivo. Gigi Riva esercita su di noi uno strano potere silenzioso, il suo è un ascendente morale nei nostri confronti. La sua riservatezza, le sue parole, poche e pesate. Il suo essere uomo tra gli uomini, con le preoccupazioni di tutti – la salute, invecchiare con dignità, le nipotine che crescono – e la forza di pochi. A oltre quarant’anni dalla sua ultima partita riesce ad avere un’influenza tale su un’intera città, su un intero popolo. Credo che c’entri qualcosa il fatto di averci scelto quando nessuno ci voleva. Quando negli stadi di tutta Italia ci gridavano banditi e pastori. Quando in Sardegna non si veniva per il mare, casomai ti ci sbattevano, in Sardegna. E in quest’isola che è capace di dividersi su ogni cosa, un’isola di gente pronta a scannarsi per un piatto di briciole, Luigi Riva da Leggiuno è l’unica entità superiore in grado di tenerci uniti tutti. Il suo averci scelto ci rende orgogliosi di averlo sedotto, ci fa ricordare di essere stati speciali. Se non sempre almeno una volta, e per qualcuno di così speciale: il più forte di tutti. Vedergli attraversare la città ci aiuta a non dimenticare. Prima tutte le sere, adesso più di rado. Troppo di rado. ”
Nicola Muscas
[…] La morte di Gigi Riva, è stato un grande italiano […]
E così La Russa ha messo l’ampio cappello della destra anche su Gigi Riva. E meno male che non lo ha paragonato a un pellerossa altrimenti ne avrebbe fatto un familiare. Un campione di calcio e di vita che diventa oggetto di appropriazione e divisione.
Queste persone non hanno rispetto neanche per i morti.
GIGI RIVA È VIVO, IL CALCIO ITALIANO È MORTO.
La dipartita della leggenda del calcio Italiano , Gigi Riva, ha messo ancora in più evidenza lo stato terminale del calcio moderno.
Un campione che seppe scegliere una bandiera e mantenerla fino alla fine , portando il Cagliari a vincere uno scudetto scrivendo così una della pagine più belle del nostro calcio. A guardarsi intorno, oggi, quel paragone fa sembrare ancor più piccoli i calciatori moderni che scelgono lidi arabi per questioni di dollari o che cambiano casacca in base alle migliori offerte che giungono ai procuratori.
Gigi Riva , per sua stessa ammissione , rifiutò il triplo di quello che guadagnava al Cagliari offertogli dalla Juve ma tutto questo ha contribuito a farlo entrare nella leggenda oltre che nel cuore di tutta una isola. Il calciatore odierno, ben allineato al calcio che rappresenta, non solo non porta i calzettoni bassi ma non si sognerebbe mai di fare simili scelte rifiutando denaro che è diventato ormai (non solo nel calcio) il vitello d’oro da venerare .
E così , quasi come chiudere un cerchio come ultima dimostrazione della fine del nostro calcio e non della morte del campione , durante il minuto di silenzio in suo onore , prima di una finale di una supercoppa italiana disputata (indegnamente) in Arabia Saudita per il capriccio di uno sceicco , i fischi di beduini ignari hanno ricordato a tutti che la il calcio italiano è stato svenduto per un pugno di petroldollari. E forse più che che chiudere le curve andrebbe chiusa la sede della Lega Calcio. Per sempre.
Addio Gigi Riva campione italiano e uomo vero .
Complimenti per il “beduini”, rende ancora più evidenti i tuoi orizzonti intellettuali.
Confesso di aver pensato la stessa cosa.
Interessante il racconto delle Jene.
Gravi anomalie nel sistema arbitrale…. immagini mostrare al pubblico per giustificare le decisioni prese dal VAR…. campionati falsati….. ogni volta che un arbitro viene chiamato al VAR viene penalizzato nel voto che riceve dagli osservatori….
Rigore negato al Bologna in Juventus-Bologna…. (e che te pare…. 😂😂)
Fallo di mano di Pulisic prima del suo gol a Genoa-Milan…. (quanti furti… 😂😂)
Fallo di Bastronzi su Dusa in Inter-Verona (un errore ci può stare 😂😂)
Ahò, gira che ti rigira, SEMPRE della Triade si parla…. 😂😂😂
Ora capite, cari amici, perchè l’80 percento degli scudetti sono andati alla Triade.
Sveglia!!! Tifate per la squadra della vostra città e vedrete come cambierà il calcio 😁
Da gobbo torinese…parole di Riva. E forse aveva ragione.
Ho vissuto un calcio in cui certi liberi tiravano una riga vicino alla loro area e dicevano «se la oltrepassi, ti spacco». Tempi in cui, con la maglia del Cagliari, per ottenere un rigore a Milano o Torino non bastava presentare un certificato medico di 15 giorni. Mi riempivano di calci, di insulti e persino di sputi, che sono la cosa più indegna, la cosa che mi faceva salire il sangue al cervello.
Io son torinese…e il Toro e’ nato da una costola di noi gobbi….
Soltanto a un romano parte un rutto durante la commemorazione d’un grande calciatore, forse il primo d’Italia, che ho avuto la sfortuna di non conoscere
Io invece ho la fortuna di non conoscerti .
Il grande Gigi, ma anche il meno fortunato Musiello (centravanti d’antan di una Rometta scomparso anch’egli) ti avrebbero preso a calci nel culo, idiota.
Santo cielo.
Questo è un thread aperto dal sig. Bocca in memoria di Gigi Riva, un Campione ma soprattutto un Uomo che merita rispetto; quello che tu non hai, chiaramente.
Scalpè, se lo juventino Bocca avesse aperto un thread sulle accuse alla classe arbitrale e ai Dirigenti magnaccia, avrei scritto il pezzo altrove.
Ma…. in mancanza di topic, et voilà….
La memoria di una persona che merita rispetto non c’entra una beneamata mazza su quello che hai detto. Volevi l’applauso? Eccotelo…. 👏👏👏
No, Bomba no, non sono d’accordo neanche io , perché poi il thread c’è ed è quello precedente, qui una volta tanto c’erano solo commenti pacifici e di ammirazione, perché Riva solo questi meritava, io così ho fatto.
Seconda occasione persa per fare silenzio e fare una figura migliore, bomba.
Applausi a scena aperta, Scalpe’……
Bomba, se tu dormissi un po’ meno ti accorgeresti di una cosa molto semplice: adesso che tutta Italia (tranne te) si sta accorgendo delle porcate in Italia ed Europa di UNA squadra, parte un servizio con intervista ad un fantomatico arbitro di serie A, ancora in attività, che casualmente distribuisce gli errori su TUTTE le squadre di serie A.
Ciccio, in quell’intervista ci sono pure errori a favore della Roma, della Salernitana, del Verona e del Frosinone.
Ce sta pure ‘a Lazio tua (Lazio-Sassuolo, intervento di Provedel di mano fuori dall’area).
Bomba…. svegliaaaaaaa!!!
Vuoi forse mettere sullo stesso piano un erroruccio da niente in favore della LAZIO con le porcate commesse da Juventus e Milan nei secoli dei secoli? Orsu’…… mi meraviglio di te.
E’ come se mettessi la bomba a Piazza Fontana sullo stesso piano del furto di galline nel pollaio del contadino X…..
Non ho ancora capito se ci sei o ci fai… boh
In attesa il solito omaggio
🖕
Food for thought!
Certo che a tirare in ballo quella tragica giornata e mischiarla alle solite quattro cazzate pallonare, ci vuole davvero una sensibilità particolare.
Complimenti…
Eccone un’altro che cercava consensi.
Ma se vi piace sparare banalita’, perche’ non vi date alla politica e fate comizi?
Cazzo c’entra il consenso, qui si tratta solo di non oltrepassare il livello minimo di decenza, proprio quello basic.
p.s. : non che tu non sia il più delle volte ultrabanale, comunque.
Mi spiace, non hai capito una mazza. Il maggggico “arbitro di serie A ancora in attività”, parla di errori arbitrali a favore di TUTTE le squadre.
Ti sembra un caso che succeda proprio adesso che l’Inter è sotto tiro per la ENORME quantità di sviste arbitrali a favore?
Dai, Bomba, anche se fai il cazzone sei uno sveglio, prova a rispondere sul serio.
Esatto… RM28. L’Anonimo arbitro che interviene…al momento giusto. Lo ho pensato pure io…puzza assai. Se Sono distribuiti uniformemente come dice lui perche mai una carriera in particolare sarebbe sfavorita? Sarebbe UN controsenso no? Unico a beneficiare di questa anonima denuncia e’ UN eventuale corruttore.
…o un evidente beneficiario..
Bene, dopo il ricordo per un grande campione, devo esprimere una grande preoccupazione dopo aver letto le critiche che il Premier Giorgia Meloni ha rivolto a John Elkann e poi a Repubblica.
Lo devo fare perché nella vita non bisogna mai dimenticare di saper prendere posizione, soprattutto quando dietro le parole si intravvede un non detto che preoccupa parecchio chi, come me, ama la libertà e la vera essenza della Democrazia.
Lo faccio sia chiaro, non perché io creda che John Elkann o la Famiglia Agnelli, abbiano bisogno di essere difesi, infatti io non intendo difendere loro, bensì l’essenza che sta dietro alle parole dette e a quelle non dette.
Quando la Signora Meloni dice che Repubblica non ha il diritto di criticare la vendita, da parte dello Stato, di una parte dell’ENI, poiché la sua proprietà, nello specifico John Elkann, non ci hanno pensato due volte a vendere la Fiat ai Francesi, io ritengo che abbia detto alcune cose false.
La prima è riferita ad un suo attacco preciso, in questo caso, alla libertà di stampa nel suo significato più ampio. Repubblica ha diritto di fare una critica, non mi pare che abbia insultato nessuno, ha semplicemente cercato di dire che non condivide la scelta.
La seconda quando chiama in causa John Elkann, che non ha espresso alcun giudizio sulla vicenda. La Signora Meloni dimentica che la nostra Costituzione GARANTISCE la libertà di iniziativa economica nel campo dell’imprenditoria, per cui un imprenditore ha tutto il diritto di cedere, sant’Iddio, un bene di sua proprietà!
La Costituzione tutela anche la Libertà di Stampa, ma non credo che lo debba ricordare.
Questa presa di posizione mi mette nella condizione di essere guardingo, e anche di chiedermi se devo stare tranquillo come comune cittadino. Infatti i recenti tentativi di modifica di alcune parti della Costituzione (vedi Premierato), mi inducono a credere che il suo Governo farà tentativi molto seri per conservare il potere a lungo, e sono molto preoccupato, ma questo è un mio pensiero.
La critica che faccio io invece è molto più profonda. Badi, Signora Meloni, io non posso imputare al suo Governo che è in carica da un po’ più di una anno, i disastri economici in cui versa il nostro paese. Pensi che da ex sindacalista ora in pensione, ho apprezzato la manovra fatta sul taglio del cuneo fiscale, il malumore che ho avuto era legato al fatto molto evidente di sapere che i Governi precedenti, di parole ne hanno sempre fatte tante, ma mai hanno messo in essere un provvedimento efficace come quello fatto dal suo Governo!
Chi non conosce l’economia e lo critica, per davvero non ne capisce il valore! Infatti non rendersi conto che i lavoratori si ritrovano con più potere d’acquisto reale, tangibile e se lo ritrovano tutti i mesi, e non i provvedimenti Bonus del nuovo rappresentante dei lavoratori, moderno Don Chisciotte, che distribuiva “BONUS” una volta sola e basta. A quelli che hanno criticato, ricordo sommessamente, che la mia pensione, liquidata con il sistema retributivo, ovvero dopo enne anni di versamento di contributi allo Stato, da quando mi fu pagata la prima volta ho dovuto subire il blocco degli aumenti dovuti all’adeguamento per inflazione che ogni anno avrebbero dovuto essere automatici!
Quindi per uno come me, che sa far di conto, dico ai falsi profeti di vergognarsi per il furto perpetrato ai danni di persone che hanno lavorato una vita e pagato tasse e contributi per ogni mese della loro vita lavorativa.
Per queste motivazioni Signora Meloni, mi permetto di invitarla a ritrovare la RETTA via, non sia nervosa, anzi richiami i suoi “cani” da guardia, e se può sostituisca quelli che sono impresentabili.
Vede, se i nostri giovani vanno via da questo paese, una ragione molto seria c’è! Se i nostri imprenditori più importanti decidono di cedere, forse lo fanno perché le condizioni economiche in cui sono costretti a lavorare nel nostro paese sono insostenibili!
Mi spieghi perché mai un imprenditore che investe molti quattrini, ogni anno deve chiudere i bilanci in rosso perché in Italia la pressione fiscale, la burocrazia e le pressioni nei confronti delle grandi aziende sono diventate insopportabili! Lei accetterebbe ogni anno di dover mettere le mani in tasca e scucire i denari di tasca sua per ripianare i buchi quasi inevitabili che le precarietà che succedono nel “lavoro” ti presentano?
Avevo cominciato a concederle un po’ del mio tempo, dopo aver assistito alla sua performance, oltre che essere guardingo nei confronti del suo Governo mi appresto a tornare a far parte della maggioranza che “aborra” la politica.
Luigi
Eh no, mi dispiace, ma questo mito dell’imprenditore italiano voglioso di investire ma impedito e scoraggiato da leggi, leggine, lacci e lacciuoli non regge affatto a un esame minimamente serio. La realtà – a volerla guardare in faccia – è quella di una classe imprenditoriale largamente parassitaria, drogata da aiuti, sostegni, sovvenzioni e condoni, che non sa fare altro che raccogliere il malloppo e goderselo in consumi voluttuari e rendite finanziarie, altroché investire! Il giorno che ci renderemo conto che la nostra classe imprenditoriale è uno dei problemi di questo paese avremo fatto un concreto passo avanti.
Vede, io non devo dimostrare niente. Nel 2006 il gruppo Fiat era pronto a consegnare i libri in Tribunale perché la crisi economica del gruppo era molto seria. Il gruppo dopo gli anni 80′ aveva dovuto superare una ristrutturazione in un complesso industriale elefantiaco. Solo a Torino c’erano 60.000 dipendenti a Mirafiori, 9.500 a Chivasso nel gruppo Lancia, 9.500 circa a Lingotto, 35.000 a Rivalta, 4.000 Materiale Ferroviario, 17.000 mila nel Gruppo Teksid Acciai (Torino), Lancia Torino, a cui aggiungere il gruppo Magneti Marelli, il Comau e altri.
Quando cominciò la ristrutturazione che seguì gli anni 80′, tra le tante cose che si fecero oltre la dismissione di alcuni Stabilimenti, anche a causa di Contratti Nazionali che impegnavano il gruppo Fiat ad aprire altri Stabilimenti produttivi nel meridione, abbiamo dovuto fare i conti con il ridimensionamento complessivo del gruppo e l’introduzione delle nuove tecnologie, poiché a livello di competizione eravamo fuori tempo massimo dalla capacità produttiva che avevano raggiunto nei paesi di riferimento per il gruppo, a cominciare da Tedeschi e Francesi. Processi produttivi sin li usati, tipo le vecchie lastroferrature, praticamente videro sparire la figura del “vecchio” lavoratore, lo stesso avvenne nelle Verniciature e alle Presse.
Il nuovo volto del gruppo che veniva fuori, dovette fare i conti con i tanti accordi che sin li avevano retto la contrattazione interna del gruppo. Riuscire a far comprendere che il Monte ore complessivo che prima veniva dato al Sindacato, libero di utilizzarlo come meglio credeva, anche per pagare gli stipendi ai Dirigenti Sindacali Esterni, fu fortemente ridimensionato. Per darle una Misura, solo a Torino ogni anno la Fiat pagava 500.000 mila ore di permessi sindacali retribuiti, oltre ad un Monte ore “congelato” riconosciuto ai vecchi membri di commissione interna, che dovettero cedere il passo alle nuove figure sindacali (RSU). I vecchi membri di commissione interna avevano un monte ore che garantiva permessi retribuiti per 173 ore mese vita natural durante ai membri rimasti, sino al termine del legame lavorativo.
Dagli anni 90′ abbiamo saputo che i partiti politici, tutti nessuno escluso, ritiravano ogni mese dal gruppo Fiat, le famose TANGENTI (Tutto è documentato per chi non crede).
Questa montagna di situazioni non certo giustificabili per un gruppo industriale, sono venute alla luce allorquando Fiat chiamò le organizzazioni sindacali per stipulare nuovi accordi di riferimento per le ore sindacali. Inutile dirle che il taglio mise subito in difficoltà chi non godeva di grandi entrate. La caduta del muro di Berlino e le sue conseguenze politiche hanno innescato nel nostro paese anche il problema Tangenti. In Europa fecero sapere, con i nuovi accordi nella Comunità Europea, che gli Industriali non erano più disposti a sopportare la tagliola del 10%, considerando che negli altri paesi i partiti si erano accontentati di percentuali più basse da sempre.
Inutile dirle che tutto fu ridiscusso, tutto era in divenire. La rottura provocata dai fatti degli anni 80′ incise parecchio. In quegli anni Fiat ebbe la fortuna di incontrare un manager importante: Marchionne. Che con molta pazienza e anche grazie al suo genio, prese il malato e se lo caricò sulle spalle. Il colpo di fortuna fu rappresentato dalla collaborazione che Fiat aveva con il Partner Tedesco della Ford. La quale cerco in ogni modo di sciogliere la collaborazione con Fiat e Marchionne ruppe il legame in cambio di 1,5 Miliardi di euro. Quei soldi furono l’ossigeno che permise alla Fiat di riprendersi. In seguito le scelte del Gruppo gli permisero di ristrutturare sul serio ogni fabbrica, ogni settore. Con le delocalizzazioni scelte e con gli accordi, in poco tempo da Azienda alla canna del gas si riprese al punto da divenire una Multinazionale di discreta importanza a livello mondo.
Ognuno può pensare quello che vuole, e come vede io non mi fermo a puntare il dire o a dare giudizi. Ma non esagero se dico che lontano dalle influenze della politica nostrana, il gruppo Fiat poi Stellantis, ha dimostrato che non era un gruppo di pellegrini! Oggi i suoi bilanci sono piuttosto buoni ed è saldamente in buona salute.
Certo, molte cose sono cambiate, la sua presenza in Italia è molto marginale, e dalle cose che intuisco, più li fanno incavolare e più hanno il desiderio di mollare tutto!
Vede, caro amico virtuale (si fa per dire), lei è libero di pensare quello che vuole o credere la verità che più soddisfa il suo io. Il sottoscritto però è testimone oculare di quello che succedeva a Torino in quegli anni! Per testimonianza diretta e per le confidenze che mi venivano fatte. IO li vedevo i politici che andavano a trovare l’avvocato Agnelli quando la mattina presto arrivava in Stabilimento! A suo parere quei colloqui privati erano per parlare del tempo? Suvvia se ne faccia una ragione, faceva comodo avere la mucca da mungere! A forza di tirare la corda la corda si è spezzata!
Quando gli uomini litigano si comportano come gli amanti che si lasciano. Fiat ha passato un momento difficile, ma si è ripresa e bene direi. Il Paese però è sempre andato peggio! Quei fatti hanno lasciato l’amaro in bocca? Certo che si, non mi aspettavo nulla di diverso, ma non inventiamoci storie che non hanno nulla a che fare con la realtà dei fatti! I fatti sono già storia e non hanno più alcun colore. Saluti
credo che ci sia poco da stare tranquilli.
La Meloni è una mentecatta e mentecatti sono coloro che la votano sperando in un cambiamento. Si, ecco i risultati.
Vabbè che pure dall’altra parte….. se Atene piagne, sparta non ride.
Schlein? Vabbè va… ma de che stamo a parlà? del nulla….
Riposa in pace, condoglianze alla sua famiglia! Grazie per avermi regalato emozioni, ciao campione.
Mi e’ venuto in mente ora che mio padre quando era vivo per prendermi in giro (lui era granata) mi diceva che da piccolino prima di tenere per la Juve ero del Cagliari e quando “giocavo” facevo Riva. Io non ricordo onestamente. Chissa’ se e’ Vero.
Ad Memoriam: Pasquetta del 1967
Quel pomeriggio ero a Roma all’Olimpico con mio padre per vedere la partita tra l’Italia e il Portogallo.
Tra gli azzurri giocava il solito mucchio di interisti dell’epoca: Sarti, Facchetti, Guarneri, Picchi, Mazzola e il mio idolo Mariolino Corso, in panchina Domenghini e Cappellini, più Nardin per l’infortunato Burgnich e Lodetti per il sottovalutato Bedin, più ovviamente Rivera e Bulgarelli e infine l’immancabile e immarcabile Gigi Riva.
Dall’altra parte Eusebio e Coluna, Josè Augusto e Simoes, insomma il Portogallo che in Europa aveva pochi rivali (tra Benfica, Porto e Sporting non so chi era la meglio).
Alla fine del primo tempo, nonostante le tante belle trame dei nostri attaccanti e la grinta del nostro bomber, siamo sotto 0-1 per un rigore di Eusebio.
All’inizio della ripresa assist di Corso per Riva che si fionda in area, esce il portiere Amèrico, scontro cruento, e in tutto l’Olimpico risuona un “crac” sinistro, come quando si spezza un grosso ramo d’albero.
Spettacolo choccante il povero Gigi che si tiene con le mani la gamba cionca per la frattura del perone.
Purtroppo per il ragazzo non sarà il solo incidente in maglia azzurra, tre anni dopo si fratturerà la caviglia a Vienna in uno scontro con l’austriaco Hof. Ossa alla patria!!!
R.I.P. Gigi, grande bandiera del calcio italiano…
Gigi, grande bandiera del Calcio.
Il calcio come la musica non si misura, ma credo sia l’attaccante italiano più forte che ho potuto ammirare , oltre ovviamente al gol segnato alla Germania Ovest ai mondiali del 1970, due altri mi sono rimasti impressi nella memoria, quello in tuffo di testa contro la Germania Est nel 1969 a Napoli e quello credo l’anno dopo in rovesciata al Lanerossi Vicenza , gol non a caso riproposti oggi dal Tg1 che ogni tanto guardo (non senza fatica ) .
Gran bella persona , credo si sia portato addosso tutta la vita il peso di un’infanzia sfortunata e difficile, che altro si può dire se non riposa in pace , non ti dimenticheremo .
Adesso che non c’è più conserverò come una reliquia sportiva la maglia di Gigi Riva, regalata a mio padre da parte di un suo conoscente nell’estate successiva alla stagione dello scudetto del Cagliari.
Non ha nessun marchio di sponsor ma si tratta di una semplice maglia da gioco di cotone bianco con il numero11 e il tricolore sul petto,indossata dal giocatore italiano che più ho apprezzato ed amato. Un vero mito.
Riva e il Cagliari li avevo visti nell’estate precedente ad Asiago durante il ritiro estivo dei sardi, guidati da Manlio Scopigno, un allenatore fuori dagli standard comuni che dirigeva gli allenamenti seduto in panchina. In quei tempi, inizio degli anni Settanta, non c’era la partecipazione quasi esasperante dei tifosi di adesso, potevi parlare o bere un caffè’ coi giocatori che soggiornavano in alberghi certo non stellati.
Lo ricordo per il suo sguardo serio e a volte un po’ ombroso,per il suo fisico possente e per la forza che esprimeva in campo insieme ad un coraggio straordinario.
A Vienna durante un Austria-Italia ebbe una gamba spezzata da un intervento assassino del centrale Hof, qualche mese dopo i giornali lo fotografavano a fare sabbiature a Grado, questa era la riabilitazione di allora.
Federico Buffa ha raccontato qualche anno fa su Sky ,in modo toccante, la vita di Gigi Riva, ragazzo timido ed introverso che dopo il padre perse presto anche la madre.
Ho ammirato la sua capacità di rinunciare a tanti soldi offerti da qualche big italiana per restare nella sua Cagliari, scelta di vita non da tutti.
Se vi capitasse di transitare per Leggiuno, paese situato sulla costa lombarda del Lago Maggiore, andate a visitare l’Eremo di Santa Caterina del Sasso, lo si raggiunge a piedi e fu edificato su uno sperone di roccia a picco sul lago, da lì’ la vista è spettacolare.
In quel luogo silenzioso ed appartato si può ritrovare qualcosa del carattere di lui che fu un campione ed una grandissima persona.
Oggi, forse a causa anche degli anni, mi sento un po’ più solo, non è una frase fatta.
Sergio, quella maglietta è una reliquia vera, accidenti.
Te la invidio davvero.
E perché io no?
la serata di ieri plasticamente rappresenta come il mondo del calcio sia cambiato, per me in peggio; da Gigi Riva alla finale di supercoppa (in minuscolo) in arabia saudita (minuscolo) con tutti gli annessi (fischi per Riva) e connessi (giocatori cascatori e sempre a protestare).
Sì, il calcio è davvero cambiato.
Ma tu davvero ieri ti sei messo in poltrona a guardare ‘sta pagliacciata?
Ma dai …
ci ho provato, ma la partita non era granche’, poi ho visto Mazzarri cominciare a protestare subito,Barella anche , un paio di brutti falli….una zoomata sul finto pubblico…..e allora ho cambiato canale per vedere i servizi su Gigi Riva e…poi Coppa d’Africa…
c’era un bar a Leggiuno, sulla curva di una discesa, coi tavolini fuori su una balconata.
Quando passavo in bicletta da bambino (in discesa, perchè la salita era troppo ripida e dovevo pensare a pedalare), d’estate a volte lo vedevo che giocava a carte. Era già Gigiriva, ma lui era così. L’ho visto poche volte giocare a pallone, mai dal vivo, ma l’ho visto giocare a carte diverse volte, mi accontento.
Anche se i miei figli avrebbero da contestarmi, sono troppo giovane per aver visto e vissuto Gigi Riva in campo in diretta, ma l’ho comunque “conosciuto” tramite i racconti di un grande appassionato di calcio, interista sfegatato, che la domenica pomeriggio viveva perennemente attaccato a “Tutto il calcio minuto per minuto”, sia che fosse a casa e sia – o, forse, soprattutto – in giro con la famosa radiolina attaccata all’orecchio: mio padre.
Ricordo tante cose di calcio vissute con lui: dalla finale dell’82 sul divano e poi in giro in macchina con la bandiera italiana, agli scontri “casalinghi” nei derby.
Interista sfegatato ma sportivo obiettivo e amante del bel calcio.
Odiava (da interista) e amava (da sportivo) qual Milan che vinse tutto, mi supportò quando stavo organizzandomi con amici la trasferta di Barcellona a fine maggio del 1989, mi regalò la bandiera del Milan prima di partire – e non immagino quanto gli costò, non tanto in soldi quanto nell’andare a comprarla… – mi raccontò tanto ma tanto delle sue avventure allo stadio da giovane, compreso il viaggio in 500 per andare a Vienna a vedere una finale dell’Inter.
Un giorno, di ritorno dallo stadio da un Milan-Napoli, gli raccontai che avevo visto Maradona dal vivo giocare e che per me Diego era il non plus ultra dei calciatori, non avevo mai visto nessuno come lui e mio padre ne fu d’accordo… poi restò un attimo pensoso, sul divano di casa, si accese una MS blu, sbuffò il fumo e mi disse: “Tu lo puoi dire perché non hai visto giocare Gigi Riva.”
Invece del “ doveroso “ post per ricordare il grande Gigi preferisco commentare il tuo così ti saluto pure.
All’ epoca capitava che qualcuno mi dicesse: devo dirti una cosa…
Invariabilmente rispondevo: la Juve ha preso Riva?
Ciao CoCa, ben trovato!
IL PIU’ GRANDE ATTACCANTE ITALIANO DELLA STORIA, UNO DEI PRIMI 5 AL MONDO; INARRIVABILE COME GIOCATORE E COME UOMO DI SPORT
Gigi Riva. Più di un nome che voleva da solo dire tutto il calcio, era il saper stare al mondo, pure in questo mondo.
Se ne va un grande, non solo per il livello tecnico, ma umano e morale, quando si dice scelte di vita, da prendere ad esempio
R.I.P. Campione!
Se ne va un Gigante del calcio italiano.
Non l’ho mai visto giocare ma così mi dicono e ci credo.
Molti lo paragonano ad Bobo Vieri.
Si, specialmente nelle “polemiche” della Bobo TV con Cassano e Adani 😂😂😂
Ciao Gigi 🖐e grazie per tutto ciò che hai regalato all’Italia e a chi ha avuto la fortuna di vederti giocare.
Bobo Vieri, mi viene da ridere….come diceva TOTO’ “ma mi faccia il piacere”; in quella nazionale gli attaccanti erano anche Boninsegna, Anastasi e Prati….e Chinaglia….era durissima giocare in Nazionale…oggi chiamano anche “pizza e fichi”…
Bobo Vieri sta a Gigi Riva quanto un furgone ad una fuoriserie.
Gigi Riva ha segnato, ripetutamente, valanghe di gol in un’epoca in cui i portieri e i difensori erano di qualità suprema, non le belle statuine dei decenni a venire.
Un’epoca in cui si curava la “fase difensiva” in modo maniacale e ti ritrovavi per novanta minuti almeno un difensore “fisso” addosso, che ti mordeva alla giugulare.
Gigi Riva : giocatore semplicemente formidabile.
Più che la qualità suprema, i difensori avevano la licenza di uccidere.
Da come lo ricordo, tanto per fare un nome a caso, Tarcisio Burgnich da solo valeva quanto l’intera attuale difesa della Nazionale.
Però anche Vieri era fortissimo, dai…
Molto forte, ci mancherebbe, però al confronto …
Ho lavorato un anno in Sardegna e quasi tutte le domeniche, giocando il Cagliari in casa, andavo alla partita. Era bello vederlo impegnato, attento, veloce e quando segnava era una festa. Ero presente anche il giorno in cui si infortunò ed erano in molti a piangere lacrime sincere. Anche oggi credo che non solo la Sardegna sia in lutto. E’ morto un grande uomo.
[…] La morte di Gigi Riva, è stato un grande italiano […]
Dopo soltanto una quindicina di giorni dalla scomparsa del grande Kaiser è venuto a mancare Gigi Riva detto Rombo di Tuono, appellativo affibbiatogli dal compianto Gianni Brera; considerato uno dei più grandi attaccanti italiani di tutti i tempi, detiene il record di reti segnate con la Nazionale Italiana e fu uno dei grandi protagonisti, proprio insieme al Kaiser della leggendaria semifinale di Messico 70.
Luigi detto Gigi era tutto mancino, con il destro ci camminava appena,
ma con il piede sinistro aveva un tiro di rara potenza. Mi ricordo che una volta, durante una partita del Campionato Italiano tra Cagliari e Milan fu assegnato un rigore alla squadra sarda, in porta nella squadra rossonera c’era il Ragno Nero, cioè Fabio Cudicini che per parare, considerando la sua notevole altezza, 1, 91, per i portieri dell’epoca una cosa più unica che rara, si sistemò non in mezzo ma più vicino al palo destro della porta
da lui difesa e Riva tirò leggermente verso il palo opposto;
Fabio riuscì ad arrivare in tuffo alla conclusione ma il tiro fu talmente violento che gli piegò le dita e si insaccò alle sue spalle.
Gianni Brera agli inizi della carriera da calciatore di Riva lo criticò aspramente affermando che un giocatore che aveva un solo piede non si poteva certo definire un campione ma in seguito ritornò sui suoi passi e ammise di aver sbagliato. Nonostante la sua carriera fosse costellata da gravi infortuni Gigi riuscì sempre a riprendersi alla grande con la sua notevole forza di carattere e grande determinazione.
Lombardo di nascita divenne il simbolo di Cagliari e di tutta la Sardegna, per amore verso la sua seconda Patria rifiutò di passare al Milan, cosa che all’epoca fece un grande scalpore.
Ho un grande ricordo e sono felice di aver potuto seguire, seppur da giovanissimo tutti quei grandi giocatori dell’epoca di Gigi, i vari Rivera, Rosato, Domenghini, Albertosi, Zoff, Cera, Brugnera, De Sisti, Juliano, Facchetti, Burgnich, Boninsegna, Bertini, Mazzola, Chinaglia, Wilson e via dicendo.
Ciao Gigi, Rombo di Tuono…
Vorrei aggiungere tante cose ma non riesco a scriverle, ciao…
E’ stato l’idolo dei miei 20 anni, il modello calcistico e di uomo (serio) da imitare a tutti i costi. Grazie a lui il Cagliari è diventata la mia seconda squadra del cuore (e che amarezza sentire i sardi avercela con gli Azzurri. Mi risulta che Barella, sardo e ex idolo della tifoseria cagliaritana, non sia voluto venire a Napoli per non fare uno sgarbo ai suoi ex tifosi). Addio Rombo di Tuono, anche se il tuo rombo non finirà mai di risuonarmi nella testa. ‘Nce vedimme
La morte di Gigi Riva mi addolora molto. Perché fui bambino prealpino ovvero varesino, di quelli che ancora ricordano i nomi dei Sette Laghi da mandare a memoria a scuola. E Gigi fu ragazzo di Leggiuno, paese incastrato tra tre di quei setti laghi. Figlio di un operaio morto sul lavoro, cresciuto in un collegio noto in zona per la sua cattiveria – il collegio, non Gigi che era un guerriero buono, Mi affascinò con la sua impresa di portare il Cagliari allo scudetto, lui Brenno di Leggiuno. Vinto nello stadio cagliaritano dedicato ad Amiscora, guerriero eroe della rivolta dei Sardi contro i Romani aspiranti colonizzatori nel 215 avanti Cristo o giù’ di li. RIP Gigiriva, tutto attaccato, che non potevi non amarlo.
Nato a Leggiuno, cresciuto (anche calcisticamente) a Legnano.
O se non amarlo, di certo rispettarlo.
Triste serata questa in cui se ne va un “hombre vertical” che tanto ha fatto per la sua terra e per il calcio italiano. Non l’ho visto giocare per ovvi motivi anagrafici, ma l’ho apprezzato dopo nei racconti di mio padre e nelle immagini da calciatore, e l’ho sentito nelle varie interviste fatte negli anni da dirigente della Nazionale. Una grave perdita materiale che sarà certo eternata nel ricordo.
Saluti
Sei stato il campione di mio papà, anche se non hai mai giocato per il Milan. Il raccono delle tue gesta, i consigli calibrati sulle tue doti, erano un orgoglio per me che iniziavo a giocare a buoni livelli come ala sinistra. Un lutto doppio, una tristezza che copre due mondi. Addio campionissimo.
Bocca noi nati nei 60 che si tifasse inter juve milan o altro tutti si era però tifosi di riva. Nessuno ha unito come lui nemmeno chi è venuto dopo. Vero stava al Cagliari fosse stato di inter o juve non sarebbe stato lo stesso, ma il punto è che lui, pur potendo andarci a inter e juve ha scelto di rimanere nella isola che lo aveva adottato. Oggi di scelta di vita parlano tutti ma la unica scelta di vita che conosco è quella di chi consapevolmente rinuncia ai successi professionali per un sentimento un affetto e una appartenenza come ha fatto lui. Tralascio i numeri, semplicemente mostruosi in anni un cui la maggior parte delle partite finiva 0-0 o 1-0, in cui ai difensori era permesso qualsiasi cosa specie se non indossavi una maglia strisciata, e in cui con 16-17 gol si vinceva la classifica dei cannonieri. Sembrava un eroe omerico, con gli dei invidiosi della sua forza che si accanivano contro di lui ma lui niente tornava più forte di prima. Alla fine non puoi nemmeno indicarlo come esempio perché è impossibile imitare uno così però sapere che non c è più per noi noi boomers è un dolore immenso
Vero, un eroe nazionale.
gigiriva, come paolorossi e robertobaggio, si pronunciava così tutto attaccato, forse perchè i tre cognomi sono troppo comuni. E tutti e tre vegono ricordati soprattutto con la maglia della Nazionale (Riva, per la verità anche quella del Cagliari, ma per gli italiani era l’attaccante della Nazionale e una persona seria)
Bellissimo ricordo, grazie mario.
che dire? ho vaghi ricordi del calciatore ma il fatto che abbia rifiutato soldoni pur di rimanere a Cagliari (da militare mi sono imboscato nella caserma di Calamosca, quindi lo capisco bene) e dai suoi interventi televisivi ho l’impressione che oltre a essere stato un grande giocatore fosse anche un grand’uomo;
spero che non abbia sofferto troppo;
…eroe…come totonno!
Voglio usare un solo aggettivo : stratosferico.
Se paragonato ai tanti isterici pupattoli ipertatuati di oggi, poi, viene davvero lo sconforto.
Ed anche un po’ di magone.
Riposa in pace, campione.
ci sono 4 pupattoli, isterici, ipertatuati qua dentro (o magari sono solo sauditi)
Mi associo e un bravo di cuore a chi ha messo il pollice verso .
sono in tre, al momento, effettivamente c’è gente con problemi
Spero li abbiano messi a me, francamente ,,,
Il calcio bello, quello ancora puro. Grazie Gigi.
Scusate, dopo i fatti di sabato sera ad Udine, e dopo aver letto alcuni commenti su un thread appositamente dedicato, mi ero ripromesso di non importunare più, ma questa sera è diversa e vi volevo salutare segnalando un meraviglioso pezzo di letteratura, che so già noto a molti di voi.
Au revoir les enfants, anzi Mandi.
https://storiedicalcio.altervista.org/blog/mura_riva.html
Grazie per l’intervista di Mura, un pezzo di giornalismo da imparare a memoria e recitare la sera come le orazioni da bambino.
Quindici giorni dopo Franz Beckenbauer se ne è andato anche “Rombo di Tuono”, altro protagonista di quella leggendaria semifinale.
Era senza dubbio la più grande ala sinistra, anzi no, il più grande attaccante italiano di tutti i tempi… una vera leggenda, un simbolo, quattro sillabe che andavano tutte insieme rombando con la erre del suo cognome. Una vera bandiera, un uomo di altri tempi, un lombardo che è diventato il simbolo di Cagliari e della Sardegna, e che oltre a non essere mai andato via dalla sua squadra, a Cagliari è rimasto anche a viverci.
Non era corrompibile, era una roccia vera, era un esempio, uno di quelli che nella considerazione degli altri tifosi andava oltre la squadra per cui giocava e, soprattutto, era anche più grande come persona che come calciatore.
Contento di avere cominciato a seguire il calcio quando giocava Riva e …. Albertosi, Zoff Burgnich, Facchetti, Bertini, Rosato, Cera, Domenghini, Mazzola, Boninsegna, Rivera, De Sisti …
Riva. Io ricordo un Austria-Italia dove gli ruppero una gamba. E poi tanti gol, erano anni in cui se il Cagliari vinceva, c’erano le radioline e chiedevi, Chi ha segnato, Riva? E ci beccavi. Segnava tanto ed era una persona non corrompibile, tutta di un pezzo, Cagliari fino alla fine. Un altro calcio.
Il Rombo di Tuono non si spegnerà mai Bocca
Adiosu Gigi ache bonu viatzu.