Calciomercato, Massimiliano Allegri alla Juventus e Stefano Pioli al Milan, due storie ormai alla fine. Si va verso il cambio di panchina degli allenatori

Allegri e la Juventus, Pioli e il Milan, non bisogna sfidare la reciproca sopportazione. Come al cinema, quando è ormai evidente che il finale è scritto e non può essere cambiato

ALLEGRI E PIOLI, QUANDO IL FINALE E’ GIA’ SCRITTO

Ci sono certe storie che un finale non ce l’hanno o molto più banalmente possono averne indifferentemente uno o anche completamente l’opposto. In una prima stesura di Pretty Woman, Julia Roberts veniva buttata fuori dall’auto da Richard Gere con 3000 dollari gettati in faccia. Fino a quando, ovviamente, il produttore non dette dei pazzi agli sceneggiatori e impose il lieto fine con tanto di …e vissero tutti felici e contenti. 

LO VEDRESTE PELLEGRINI IN UN CLUB CHE NON SIA L’ATALANTA?

  In alcune storie però il finale è scolpito, inevitabile. Forse addirittura banale, ma è quello, è scritto, è inutile e dannoso cercarne un altro. Esempio, lo vedreste Gian Piero Gasperini oggi in qualche altra squadra che non sia l’Atalanta? Quante volte ci siamo detti che è un allenatore da grande club? Ma vi pare possibile che in un altro club, sia pure grande e ancor più ricco dell’ Atalanta – che non è affatto male, intendiamoci… – ritrovi le stesse condizioni, la stessa passione, un presidente come Percassi, con cui ha un rapporto strettissimo, che è un po’ quello che Boniperti fu per la Juventus, lo stesso tocco magico. Io dubito che altrove si riprodurrebbe la stessa identica reazione chimica. E siccome il calcio non è scienza né tantomeno replicabile in provetta, Gasperini lontano dall’ Atalanta non mi sembra possibile. Non credo sarebbe nemmeno il Gasperini che tutti oggi ricoprono di complimenti, da Guardiola a Klopp. Almeno fino a quando funziona.

LE STORIE POSSONO AVERE UN FINALE INTERCAMBIABILE, VEDI PRETTY WOMAN…

 Viceversa ci sono dei finali forzati – come Pretty Woman gettata fuori dalla macchina da Richard Gere – che non funzionano semplicemente perché ormai vanno contro la storia e il sentimento. E questo è il caso di Allegri alla Juventus e di Pioli al Milan, che hanno fatto grandi cose ma hanno ormai esaurito la spinta e soprattutto manca ormai la condivisione, il supporto. Più che conferme, quelle arrivate fino a oggi, siamo a una reciproca sopportazione che non fa altro che rimandare il momento della separazione. E invece di rifarsi una vita, si continua con quella sbagliata. 

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Giornalista sportivo, a La Repubblica dal 1983 al 2022, sono stato per 12 anni capo dello Sport. Prima e dopo sempre sport e calcio, dai campi di periferia fino ai Mondiali, da Gianni Brera fino a Internet, da San Siro a New York, da Wembley all'Olimpico, dalla carta alla TV. Autore di Bloooog!, il Bar Sport, per 14 anni dentro Repubblica.it. Ora in maniera assolutamente libera, autonoma, indipendente, senza filtri.

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Mozilla

Caro Bocca qui mi state bombardando di annunci pubblicitari e poi ci aggiungete anche il messaggio che sto bloccando gli annunci pubblicitari. Chiedo che mi togliate gli annunci pubblicitari e quindi potete tenere l’annuncio della mia colpa.

inox

Buonanotte Fabrizio

Noi abbiamo Inzaghi. Abbiate pazienza. A proposito di gestione e digestione:

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Sandro

il distributore di “sfigherrimo” è entrato in loop con le sue balle spaziali da principe del foro (in senso anatomico) e insiste ad inventare storielle alias puttanate contro il presidente della capolista a suo dire colpevole di reati per cui, finora, solo ex presidenti della vecchia signora sono stati costretti a dimettersi perchè condannati dalla giustizia sportiva e ordinaria.
E’ veramente difficile ingoiare il rospo della magnifica stagione della capolista.

malandragem

Bwahahaha “la magnifica stagione”

Quella in cui in tutta Italia non s’è fatto che parlare dei vostri furti, in cui in Champions uscite agli ottavi, dopo tanto parlarvi addosso, e che siete riusciti a macchiare anche – ma chi se l’aspettava proprio da voi, lmao – sul piano etico con la copertura a un bifolco razzista che insulta gli avversari come se fossimo in Alabama cent’anni fa.

Il tutto per aggiungere una seconda e cartonata stella su quella maglia, quando sulla nostra è arrivata nel 1982 (millenovecentottantadue).

Lmao

il ghiro

ATALANTA – LIVERPOOL 0 – 1   (Omaggio alla Dea)
Dea senza Scalvini, in porta c’è Musso, a dx gioca Zappacosta, Miranchuk per CdK, ma gli altri ci sono tutti. Klopp, che per vincere deve segnarne 4, schiera tutti i titolari disponibili, rientra anche Alisson, davanti il trio Salah, Gakpo, Luis Diaz. Arbitri francesi, Letexier con Brisard al VAR.
Al 5′ su cross da dx di A.-A. braccio largo di Ruggeri, rigore netto, batte di sx Salah spiazzando Musso, 0-1. Musso prima salva uscendo su Diaz poi para il tiro da fuori di Szoboszlai, gran palla di Scamacca a Miranchuk che la spreca su Alisson, cappelle a gogò del russo che non ne azzecca una, anche Salah si pappa il gol in contropiede con un pallonetto sbilenco, giallo a Hien per fallo di mano volontario(!)
Ripresa: tiretto di Ederson, Musso salva su Gakpo in f.g., Musso para la testata di Virgil, tiretto di Koopmeiners, entrano i panchinari inglesi, Scamacca spara in curva uno splendido assist di Zappacosta, dentro Pasalic e CdK, continua pressione dei nerazzurri sui portatori di palla obbligandoli a passaggi affrettati ed errati, esercitata specialmente dai tre centrali Djimsiti, Hien, Kolasinac, i “Mastini di PizzoZingone”, duri, fallosi ma mai cattivi, onesti e mai simulatori.
Oltre a loro tre, i migliori della Dea, bene anche Musso, Zappacosta e gli altri centrocampisti, male solo uno spaesato Miranchuk, che sembrava giocare una partita per conto suo. Del Liverpool salvo solo Alisson e Virgil van Dijk, sotto tono gli altri, Salah incluso, deludenti i vari Gakpo, Luis Diaz, Diogo Jota, Núñez e il decantato Szoboszlai. Ineccepibile l’arbitro francese Letexier.

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