Il Var (Videao Assistant Referee) è attivo nel campionato italiano di calcio dalla stagione 2017-2018

Ricominciamo da Inter-Napoli e dalla bufera scatenata da Conte sul Var e sui “retropensieri” del sistema arbitrale. Siamo all’8° campionato gestito con la tecnologia Var, ma polemiche e sospetti sono sempre gli stessi. Due visioni contrapposte: una conservatrice e una futuristica. Per Casarin la soluzione è nel ritorno della centralità dell’arbitro e nell’abolizione dei “rigorini”. Per Zambardino, esperto di new media e pioniere di internet in Italia, la soluzione è l’Intelligenza Artificiale e l’abolizione della discrezionalità dell’arbitro. Il dibattito è aperto

Promuovete o bocciate il VAR così come viene applicato oggi nel calcio?

ARBITRO E VAR, SI RICOMINCIA DALLA SOLITA QUESTIONE

L’arbitro Mariani di Inter – Napoli 1-1, il “fallonzo” di Anguissa su Dumfries, Çalhanoğlu che provvidenzialmente (che non significa intenzionalmente ma fortunatamente) lo sbaglia, se no sai i casini, Antonio Conte, viceré di Napoli, che tira giù una filippica sul VAR, di cui val la pena una volta ogni tanto ripetere il significato: Video Assistant Referee. Accusa clou: “Così il Var alimenta solo i retropensieri”.  Boom, il campionato viaggia allegramente su un carro che trasporta nitroglicerina.

  Ecco, inutile girarci intorno, ricominciamo in estrema sintesi da qui, e cioè dallo scoglio su cui siamo andati a infrangerci prima di esser distratti da Cincinnato Ranieri che torna alla Roma o dalla Nazionale di Spalletti che con le tre sveglie prese dalla Francia sta punto e a capo e ci lascia parecchio interdetti. 

 IL VAR E IL FAMIGERATO PROTOCOLLO DI LISSONE

  Ma sta punto e a capo, direi, pure la storia del VAR, della moviola in campo, della sua applicazione o viceversa non applicazione, di tutti gli annessi e connessi, degli arbitri che ne fanno applicazione o viceversa se ne fottono, del regolamento sui cui si appoggia e che pomposamente viene chiamato PROTOCOLLO. Dalle nostre parti il Protocollo di Lissone fa discutere assai di più del Protocollo di Kyoto. 

  Considerato che il VAR è stato introdotto in Italia nella stagione 2017-2018 (siamo all’ottavo campionato), sembra proprio di stare dentro a una crisi irrisolta. E le stesse cose che sentivamo 7 anni fa grosso modo le sentiamo adesso. Quindi possiamo dire che il VAR non ha forse fallito del tutto gli obiettivi, ma certamente non ha sgombrato il campo da veleni e sospetti. E anzi per certi versi ha addirittura innalzato a livelli critici la temperatura del confronto tra i protagonisti. La grande marmitta del campionato oggi è una pentola a pressione, in cui dentro bolle il minestrone, distrattamente dimenticata sul fuoco in cucina.

ARBITRO E VAR, LE VISIONI OPPOSTE DELL’EX ARBITRO E DEL PIONIERE DI INTERNET

  Non intendo qui sottoporvi un saggio sul VAR o fare il punto di dove siamo – direi che ci siamo persi e non sappiamo dove andare – però voglio dirvi che un po’ per caso un po’ perché so scegliere cosa leggere in questa settimana, quasi negli stessi giorni sono incappato in due articoli, ottimi per fare delle riflessioni in tema,  che rappresentano i lati opposti dello stesso problema. Chiamiamoli per comodità: il fronte conservatore e il fronte progressista.

IL VAR E IL RITORNO DELLA CENTRALITA’ DELL’ARBITRO

Sul fronte conservatore, ma da tradizionalista illuminato direi, l’articolo di Paolo Casarin, ex grande arbitro, commentatore del Corriere della Sera. Lo sguardo di Casarin, la sua appartenenza di campo, derivante dalla sua stessa storia professionale, è rivolta ovviamente all’arbitro, come protagonista e riferimento fondamentale dell’arbitraggio. Scrive Casarin:

“…i varisti che non hanno potuto accumulare esperienze ampie di arbitraggio sul campo, sembrano ricercare e scoprire dal monitor situazioni alternative, finendo per raccomandare all’arbitro i giudizi da divano”.

IL VAR E L’INFLAZIONE DEI RIGORINI

  E’ la cosiddetta inflazione dei rigorini e dei fallettini che stanno di fatto operando una mutazione all’interno del calcio, sport di contatto. Dove deve punirsi con la “massima punizione” un fatto grave che sarebbe una vera ingiustizia insomma non porvi rimedio con una punizione esemplare. Il VAR deve essere un supporto, la scelta “questo sì”, “questo no” deve sempre appartenere all’arbitro, proprio perché solo lui può stabilire quale “tocco” sia fallo e quale invece non lo sia. Alla fine il brevissimo titolo al commento di Casarin può spiegare meglio di tutto: “I rigorini e i varisti da divano”.

IL PROTOCOLLO VAR PUNTO PER PUNTO (clicca per ingrandire)

IL VAR E IL FUTURISMO DI ZAMBARDINO

  Di tutt’altra visione, direi più deterministica e futurista la posizione di Vittorio Zambardino, mio amico e collega, che per i pochi che non lo sapessero è considerato in Italia addirittura uno dei pionieri di Internet. E di aver dato origine insieme a pochissimi altri alla migrazione del giornalismo verso i new media, ormai saranno trent’anni. Zambardino viene dallo sport, parla a ragion veduta, ha una simpatia non certo nascosta e anzi esibita per il Napoli, è un tifoso insomma molto evoluto e competente, e scrive commenti per il Corriere del Mezzogiorno. Questo è stato fatto appunto in occasione dell’attacco di Conte al VAR dopo Inter-Napoli 1-1 e l’episodio del controverso rigore.

IL BAR, L’ARBITRO E LA SOLUZIONE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE  

La soluzione che Zambardino preconizza è l’automazione assoluta e totale dell’arbitraggio per sottrarlo al sospetto e alle sempre possibili manovre oscure da parte di un potere dalla lingua biforcuta. Come? Ma tramite l’Intelligenza Artificiale ovviamente, che è la grande frontiera che ci si presenta davanti. Per chi ne rifiuti l’opzione, e ipotizzi almeno lo Sport IA free (e cioè senza Intelligenza Artificiale) sappia che comunque l’ IA è già dentro la sua vita e già le sole sue esigenze che passano per Google, l’app di un navigatore, la ricerca di un video su Youtube, i post che gli vengono proposti da Facebook o gli acquisti che gli prospetta e lui porta a termine su Amazon, da lì passano. Dunque non stiamo parlando di una realtà marziana, ma già molto terrestre. E venendo al dunque cosa scrive Zambardino? 

DAL VAR ALL’ARBITRO AUTOMATICO

“Ciò di cui abbiamo bisogno è un lavoro di preparazione che duri – a livello si spera non italiano, altrimenti diventa una cosa del 2500 – alcuni anni, per riempire un enorme deposito di immagini ferme e video. Immagini di azioni e di gesti tecnici. Una volta che il deposito raggiunga massa critica per mettere a disposizione dell’intelligenza artificiale le nozioni per interpretare ciò che accadde in campo, sarà possibile porlo sul campo. Non più VAR ma un AR, un Arbitro Automatico, che prende le decisioni più importanti. E l’arbitro umano che fine fa? Be’ c’è molto da fare oltre a decidere su un rigore o su un fuorigioco: c’è da governare la disciplina in campo e il rispetto fra avversari. Volendo, qualche porcheriola si può organizzare anche a questo livello. Ma intanto si tolga potere all’arbitro, gli si sottragga la possibilità di decidere l’andamento della gara e si restituisca legalità al funzionamento del sistema.”

IL VAR, L’IA E IL CASE LAW A DISPOSIZIONE DELL’ARBITRO

 A parte le considerazioni di tipo politico e una conclusione di Zambardino a metà tra l’apodittico e il draconiano, non è assolutamente escluso che l’ IA sia davvero presto in grado di stabilire quale sia rigore e sia no. Semplicemente perché a livello statistico e di “Case Law” giurisprudenziale potrebbe controllare in un decimo di secondo migliaia e migliaia di precedenti. Uno dei principi base dell’ IA è l’apprendimento, la capacità di apprendere una massa enorme di nozioni, sintetizzarla alla velocità della luce e risolvere problemi di conseguenza. E soprattutto in coerenza.

L’ARBITRO E L’IA CHE ASCOLTA LA SUA COSCIENZA

  Anzi secondo alcuni la sua evoluzione è tale che non si esclude che possa arrivare a uno status di conoscenza tale molto vicino alla “coscienza” al “sentimento” e all’ “emozione”. E quindi sia in grado di decidere, in due parole, cosa sia giusto e cosa no. Anche andando al di là del freddo e rigido regolamento, ma calandosi con una consapevolezza totale dentro al caso singolo per prendere la decisione migliore. Potremmo mai dire più giusta? Mah… Certo più l’ IA si umanizzasse e più torneremmo, nel caso dell’arbitraggio di una partita di calciom, paradossalmente, indietro.

DAL VAR A NEURALINK DI MUSK, L’ARBITRO COL CHIP NEL CERVELLO

 Stiamo parlando di fantascienza? Se per fantascienza intensiamo l’anno 2500 o 3000, no. Il futuro galoppa in un tempo assai più compresso e concentrato. E comunque saprete certamente che una delle sperimentazioni più futuristiche e sconvolgenti del (pericoloso?) visionario trumpiano Elon Musk, è “Neuralink” ossia un chip in grado di interfacciarsi contemporaneamente con l’ IA e i neuron cerebralii, che viene impiantato nel cervello. L’obiettivo è la cura delle malattie neuromotorie, ma è chiaro che poi – una volta oltrepassata la frontiera –  possa fare anche molto altro. E aprire davvero la strada del’umanoide mezzo uomo e mezzo robot.

  Se un Neurlalink, diciamo così specializzato, fosse impiantato nella testa di un arbitro avrebbe la risposta immediata all’annoso problema del rigore sì, rigore no. L’arbitro avrebbe a disposizione qualcosa di molto simile alla decisione migliore possibilie, statisticamente più probabile e accettato. Ma se un altro “Neuralink“, magari solo un po’ diverso ma preparato per chi gioca e non arbitra, fosse impiantato nella testa di un calciatore?

IL VAR E L’ARBITRO, MA NEURALINK PUO’ SERVIRE ANCHE AI CALCIATORI?

  Se fosse impiantato nella testa di un calciatore, posso immaginare che potrebbe fornire la calibratura automatica del passaggio da fare verso un compagno nel punto esatto dove si troverà. Fantascienza, ripeto? Beh, sappiate che tra il novembre 2023 e l’agosto 2024, almeno un paio di “Neuralink” sono già stati impiantati. Quanto ci vorrà per sviluppare qualcosa del genere? Dieci, venti, trent’anni?

  Con il cuore e con la razionalità sono vicino alla posizione di Casarin: vedo il calcio oggi e non nel futuro, che mi appartiene solo in parte. Io vedo ancora, oggi, l’arbitro come protagonista e me lo figuro come uno sceriffo  dei grandi western di un tempo che la legge se la fa da solo. E’ un’autorità cui tutti di comune accordo deleghiamo l’applicazione della giustizia, il Var può essere la pistola nella fondina, ma il grilletto alla fine deve premerlo lui. 

L’IA MOLTO PRESTO IN SALA VAR

  Ma so anche che l’evoluzione ci porta verso il mondo che ci descrive Vittorio Zambardino, senza per questo chiamare in ballo la fantascienza. Per qualcuno l’ IA è paragonabile alla scoperta del fuoco agli albori dell’uomo o l’invenzione della ruota in epoca primitiva. Dunque che lo vogliate o meno, l’IA entrerà molto presto iin campo e in sala Var, come del resto lo sta già facento anche senza accorgercene nella vita di tutti. Forse noi non ci saremo, oppure tutto corre talmente veloce che faremo in tempo a vedere pure questa.

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Giornalista sportivo, a La Repubblica dal 1983 al 2022, sono stato per 12 anni capo dello Sport. Prima e dopo sempre sport e calcio, dai campi di periferia fino ai Mondiali, da Gianni Brera fino a Internet, da San Siro a New York, da Wembley all'Olimpico, dalla carta alla TV. Autore di Bloooog!, il Bar Sport, per 14 anni dentro Repubblica.it. Ora in maniera assolutamente libera, autonoma, indipendente, senza filtri.

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il ghiro

Sono solo chiacchiere da VAR…
Ma bando alle chiacchiere, io sono favorevole a regolamentare il VAR “a chiamata”.

Modifica il 4 ore fa da il ghiro
Vipe

OT Personale. Se a Bocca è possibile fornirti la mia mail salutami con quella perché ho bisogno di contattarti.

il pinguino è vivo ma i suoi neuroni NO

Già si chiude con Lele Adani ?
Che peccato.

Modifica il 5 ore fa da il pinguino è vivo ma i suoi neuroni NO
carta vetrata

Siamo dalla parte di Casarin. Di più, favorirei anche una miglior retribuzione dell’arbitro, cosa che può avvicinare a questa carriera anche ex calciatori, che oggi mirano tutti a fare gli agenti piuttosto che gli allenatori. E l’I.A. non è mai neutra nè neutrale, specie in un sistema in cui le opinioni vengono veicolate ad hoc, e trascinano tutto verso il basso, come avviene nell’ecommerce. Il calcio resta sport di contatto, non si possono vedere difensori ammanettati dietro la schiena in precario equilibrio per non farsi tirare su un braccio.

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