E’ il mercato delle grandi “supercazzole” modello Giuntoli, ma c’è un problema oggi si vedono solo gli affari, le plusvalenze, la speculazione. Napoli a parte, che gli tocca per il semplice motivo che è campione, chi è che tra Lazio, Inter, Milan, Roma, Juventus etc alza il braccio per dire apertamente “voglio vincere lo scudetto”? Mi sa che qui scappano tutti…
Kim, Tonali, Brozovic, Lukaku e chissà quanti altri. Credo che oltre la corsa a vendersi, possibilmente cari, pure i pali delle porte, il calciomercato trascuri un dettaglio fonda
L’amarissima primavera del calcio italiano. La Nazionale prende due schiaffi dalla Spagna in Nations League e va ad aggiungersi al triste elenco di quelli che hanno mancato l’occasione. Tre club sconfitti nelle tre finali delle Coppe, l’Under 20 fermata sul più bello nel Mondiale e adesso la Nazionale di Mancini col suo malinconico Bonucci. Cannavaro spietatamente lo aveva anticipato: “Bonucci ha già smesso, ma non lo ha ancora capito”. E forse qualche domanda dovrebbe farsela pure Mancini: è ancora l’uomo giusto al posto giusto?
Tanti saluti anche da Mancini & C, nemmeno la Nations League ci tocca. Due schiaffi dalla Spagna e amen. E già che ci siamo facciamo cinque: tre club e due nazionali. E’ la
Asciugati le lacrime Claudio e goditi l’applauso di tutto il calcio. Un grande bentornato a Claudio Ranieri, 71 anni, allenatore che ci ha abituato a grandi imprese umane e tecniche. Non solo il Leicester, per lui l’impresa oggi è aver riportato clamorosamente in Serie A il Cagliari dopo averlo preso al 14° posto in Serie B, sei mesi fa. Nello spareggio promozione col Bari Ranieri gioca la carta disperata di Pavoletti negli ultimi minuti e quando tutto sembrava ormai scritto con lo stadio San Nicola che stava già festeggiando ecco che l’attaccante segna il gol che rovescia un destino ormai già scritto: il Cagliari in Serie A, il Bari di De Laurentiis resta in Serie B. Per Ranieri il Cagliari è una questione di cuore, in Sardegna cominciò la sua carriera di allenatore sempre in giro per l’Europa. “Avrei vissuto come una sconfitta personale non riuscire a riportare il Cagliari in A, E comunque io da grande voglio fare l’allenatore”.
L’immagine più bella, ma anche curiosa, è quella mano fuori campo che entra nell’inquadratura e si appoggia sulla testa di Claudio Ranieri in lacrime. Lo accarezza più volte
Da Budapest a Brescia, violenza, razzismo, intolleranza, ultras che spadroneggiano. L’arbitro Taylor della finale di Europa League tra Roma e Siviglia aggredito all’aeroporto. A Brescia l’invasione di campo e l’esplosione di violenza dopo la retrocessione del club in serie C. Il calcio sta facendo orrenda mostra del peggio di se stesso, ma non sono solo segnali questi, è l’ennesima dimostrazione di una realtà ormai consolidata, deviata e seriamente inquinata. Bisogna imporre una maggiore responsabilità ai protagonisti dello spettacolo calcio, Mourinho che parla in quella maniera così intollerante e volgare dell’arbitro fino ad aspettarlo nel garage dello stadio per insultarlo faccia a faccia non è accettabile. Eppure continua a farlo da anni, anzi da sempre, da che fa l’allenatore: non sono certo le squalifiche da due o tre giornate a fermarlo. Il Milan che va a farsi processare sotto la curva degli ultras, fino a legittimare il loro giudizio e soprattutto il loro potere, è inconcepibile. Eppure non è successo niente. Le curve ormai usano il razzismo e gli insulti razzisti come arma di aggressione. E al centro di tutto c’è sempre la figura dell’ultrà ormai inteso come l’unico vero sacerdote e custode del calcio, l’unico tifoso davvero necessario e indispensabile al pallone. Ma non è così: certe frange ultras, ammesse e tollerate dagli ultras in genere, sono solo una parte, proterva e intollerante, che ha rubato il calcio a tutti noi.
Non possiamo nemmeno chiamarli preoccupanti segnali dal mondo del pallone. Non sono segnali, ma una realtà vera, concreta, oppressiva, preoccupante, deviata e seriamente inquinata
CHAMPIONS LEAGUE, Leao riporta il Milan agli antichi splendori e lo trascina in semifinale dopo 16 anni di attesa. Non è stata una sorpresa, nelle ultime tre partite il Milan di Pioli non ha mai subìto il Napoli e anzi ha sempre comandato la partita. In meno di un mese si sono sovvertiti i valori: il Napoli non è più irresistibile, Kvaratskhelia non è all’altezza di Leao. Che invece somiglia a Gullit o Donadoni… Non più tardi di tre giorni prima Pioli si prendeva una raffica di maledizioni per aver esagerato col turn over, pareggiato la partita col Bologna, messa a rischio la qualificazione alla prossima Champions League. Oggi è un grande comandante: il Milan aspetta l’Inter nel derby di semifinale e può addirittura sognare in grande. Spalletti lamenta un rigore evidente non dato su Lozano, e si dichiara “inconsolabile”. Lo scudetto rimarginerà una ferita che ora però dà molto dolore.
Il Milan in semifinale di Champions League dopo 16 anni – ultima volta contro il Manchester United nel 2007, nell’edizione della Champions poi vinta contro il Liverpool
Violenza e prepotenza, noi e la legge degli ultras: ricordare senza mai cambiare nulla
Il degrado del tifo presuppone una civiltà del tifo che si slabbra, si rovina, si deturpa e si inquina con comportamenti variamente incivili: dal razzismo alla prepotenza, alla vi
L’autostrada A1 bloccata dagli ultras della Napoli e della Roma, scatenati in una spettacolare e allucinante guerriglia sulle corsie della principale arteria italiana. Non diamo agli ultras alcuna patente di ideologia o peggio ancora filosofia, la loro è solo una pratica criminale che va stroncata con tutte le forze. Ma la lotta alla violenza ultras è di fatto, da anni, una battaglia perduta. Controllano gli stadi e non solo, si sono infiltrati nel calcio, avvelenandolo per i propri sporchi interessi. Una pandemia con cui ci stiamo passivamente adattando a convivere. Purtroppo…
Eviterei di usare il termine “ideologia”. Almeno in certi casi. L’ideologia presuppone una filosofia, un complesso di idee, degli ideali, un sistema concettuale e interpretat
Mondiali Qatar 2022 – Ci siamo, eccoci arrivati al grande ballottaggio finale del Mondiale. Campione del Mondo sarà l’Argentina di Messi o la Francia di Mbappé? La Francia ha battuto il Marocco ed ecco così che dopo tante sorprese, dall’eliminazione prematura della Germania a quella drammatica del Brasile, si arriva a una finale abbastanza scontata tra due super favorite e due super protagonisti. Alla fine si trovano di fronte due campionissimi che giocano nello stesso club, il Psg, dei multimiliardari qatarioti, dettaglio che già ci dovrebbe far riflettere molto. Per paradosso Messi, miglior giocatore al mondo e stella del football moderno, arrivato a 35 anni, il mondiale non lo ha mai vinto, mentre Mbappé rischia di vincerne addirittura due consecutivi a 24 anni non ancora compiuti. Il calcio non ha certo il problema di essere giusto o meno…
La prima cosa che mi viene in mente, o meglio, che provo è un grande senso di vuoto, o forse di invidia. Ho appena visto la bravissima Giovanna Botteri collegata dagli Champs Elis
L’inquietante caso della curva dell’Inter svuotata a forza di minacce e sotto l’uso di prepotenza e violenza dagli ultras nerazzurri in segno di lutto per l’omicidio del capo ultras, ucciso in un regolamento di conti della malavita milanese. Le proteste degli spettatori cacciati via sono cadute scandalosamente nel vuoto. La polizia ha lasciato che il reato venisse portato a termine, sotto il ricatto di eventuali più gravi incidenti. Inaccettabile anche che gli steward non abbiano fatto niente, e che l’Inter non abbia subito dato solidarietà e assistenza agli spettatori – famiglie con bambini comprese – così assurdamente e inaccettabilmente danneggiati. L’episodio una volta di più testimonia il controllo mafioso del territorio dello stadio da parte degli ultras e soprattutto l’inquietante e dimostrata ormai connessione tra movimento ultras e criminalità organizzata.
C’è un evidente ulteriore arretramento nella civiltà negli stadi. E un’avanzata della violenza, di fronte a una lotta contrastante insufficiente e talvolta addirittura inesis